Cervello e illusioni ottiche

Cervello e illusioni ottiche.“Sabato 19 tutti con il naso all’insù a vedere la Luna! Dopo 18 anni il satellite tornerà nel punto più vicino alla Terra, così da sembrare più grande ai nostri occhi”. Lo scrive corriere.it, sezione Scienze, del 17 Marzo. Nel resto degli altri giorni dell’anno, invece, quando la Luna sembra grande, ci inganna, dando vita a una illusione ottica.

Già Cleomede, matematico e astronomo vissuto nell’età imperiale, propose che la Luna all’orizzonte sembrasse più grande perché più lontana. L’effetto è dovuto alla retina, che è abituata a vedere gli oggetti rimpicciolirsi quando si allontanano all’orizzonte (aerei, uccelli, nuvole, alberi, …).

La Luna, invece, ha sempre la stessa dimensione da quando sorge a quando cala, quindi la corteccia cerebrale compensa la prospettiva creata dalla immagine retinica supponendo che il satellite sia più grande all’orizzonte. Così avviene anche per le stelle ed il Sole.

Lo psicologo italiano Mario Ponzo (1882-1960), ha dimostrato per primo come sia lo sfondo di un oggetto responsabile della percezione ottica della sua dimensione. Un esempio di illusione di Ponzo è, appunto, l’illusione lunare. Un chiaro gioco di prospettive che hanno portato nella pittura alla percezione della profondità e tridimensionalità.

Cervello e illusioni ottiche.

L’illusione di Ebbinghaus

Un’altra teoria sulla percezione della dimensione relativa arriva da Hermann Ebbinghaus (1850-1909), psicologo tedesco e scopritore dell’omonima teoria. Nella “illusione di Ebbinghaus”, un cerchio identico sembra più piccolo o più grande in rapporto alle dimensioni degli oggetti che lo circondano.

La capacità di riconoscere una illusione ottica sembra essere correlata alle dimensioni della corteccia visiva primaria, che risiede nel lobo occipitale del cervello (posto dietro alla nuca e sede della visione).

L’illusione di Ebbinghaus è un punto di partenza per la teoria delle due vie separate nella elaborazione visiva. Secondo questa teoria, dal lobo occipitale partono due vie di informazione. La via del “cosa”, che porta le informazioni sul tipo di oggetto, giunge al lobo temporale (che fra la’ltro processa le emozioni e la memoria). La via del “dove” e del “come”, invece, trasmette la posizione dell’oggetto al lobo parietale (sede fra l’altro della sensazione tattile e visuo-spaziale).

Sarebbe proprio il concetto di “doppia via” a spiegare la percezione distorta di come un oggetto appare rispetto a ciò che è in realtà.

Provate a spiegarvi questo (l’immagine è statica – chi non ci crede la stampi sulla carta)…

Alessandra Gilardini
Biologo
PhD in Neuroscienze

Referenze:

Articoli di BrainFactor che hanno trattato in questi anni il tema della visione…

Il presente articolo è inserito nel contesto della maratona divulgativa di BrainFactor e Società Italiana di Neurologia (SIN) “L’Agenda del cervello: un argomento al giorno” in occasione della Settimana del Cervello promossa in tutto il mondo da Dana Foundation dal 14 al 20 Marzo 2011.

 

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