ROMA – Che cos’è la confabulazione? Sintomo frequente in alcune malattie psichiche, comporta l’alterazione dei ricordi attraverso invenzioni fantastiche e mutevoli, oppure attraverso trasformazioni del contenuto della memoria, in modo non intenzionale. Al congresso di Roma della Società Italiana di Neuropsicologia diversi ricercatori hanno presentato studi su questo singolare disturbo del pensiero.
Il ricordo è un processo attivo di creazione di segnali di recupero, un lavoro sistematico che conduce ad una rappresentazione delle esperienze passate (Baddeley), anche operativamente definito come un processo cognitivo non automatico, di ricostruzione, che permette agli individui di accedere agli elementi e alle informazioni del loro passato e futuro personale o impersonale, che altrimenti non sarebbero direttamente disponibili alla coscienza (Bergson).
In base a queste teorie, accettate ampiamente dalla comunità scientifica, nasce un importante quesito: il ricordo dipende da un processo cognitivo generale, non specifico, che se intaccato altera l’accesso, da parte dell’individuo, ad ogni tipo di informazione contenuta in memoria, oppure è un meccanismo che dipende da processi cognitivi specifici, che possono risultare selettivamente alterati a seconda del tipo di informazione, episodica o semantica, a cui si vuole accedere?
Per rispondere a questo interrogativo, Lacorte, Serra e Dalla Barba hanno studiato tre pazienti confabulanti nel dominio episodico relativo al passato, osservando differenti pattern di confabulazione che influenzavano in modo diverso la rievocazione delle informazioni in memoria.
Un paziente presentava difficoltà nel ricordo di informazioni passate, presenti e future riguardanti esclusivamente l’esperienza personale (episodica), un altro paziente la confabulazione riguardava anche la rievocazione di ricordi impersonali, infine il terzo paziente presentava un pattern confabulatorio intermedio, che intaccava selettivamente la rievocazione di informazioni del passato, sia personali sia impersonali.
Secondo gli autori ciò suggerirebbe un frazionamento del processo coinvolto nel ricordo, in accordo quindi con l’ipotesi che esso dipenda da processi cognitivi specifici.
Un caso particolare di confabulazione è stato studiato dal gruppo di ricerca composto da Serra, Lunardelli, Mascagni, Pasavento e Dalla Barba, che hanno presentato i risultati di un lavoro condotto su una paziente di 66 anni, che aveva sviluppato una sindrome confabulatoria cronica in seguito di aneurisma a livello del sifone carotideo interno destro.
I comportamenti confabulatori della paziente sono stati raccolti utilizzando una versione modificata della “Confabulation Battery”, che consiste in 169 domande riferite alla memorie episodica e a quella semantica. La paziente ha mostrato confabulazione in tutte le tipologie di domande per un periodo di un anno.
E’ da notare che la più impressionante tendenza confabulatoria è stata osservata in risposte a domande riferite alla memoria episodica, a piani episodici (ovvero eventi personali che possono accadere in futuro) ma anche e sorprendentemente in risposta a domande a cui tipicamente le persone (sane o con problemi psichici) rispondono “non lo so”, dimostrando una singolare ipermnesia confabulatoria.
Dal punto di vista qualitativo alcune confabulazioni persistenti concernenti sezioni di temporalità personale vengono mantenute nel tempo contrariamente alle attuali teorie neurocognitive. Queste osservazioni trovano riscontro nel framework della Memory Consciousness and Temporality Theory di Dalla Barba (2002).
Valentina Orlandi
Laboratorio di Comunicazione giornalistica
Università degli Studi di Milano Bicocca
Reference:
Congresso annuale della Società Italiana di Neusopsicologia (Sinp), Fondazione Santa Lucia, Roma, 9-10 Novembre 2012, http://www.sinp-web.org
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