Psicologi, in Lombardia tutto da rifare, non c’è quorum

IncreaseMILANO – Ci è bastato togliere un “se” dal titolo di ieri, “Psicologi, in Lombardia tutto da rifare, se non c’è quorum“, perché oggi gli psicologi lombardi attesi ai seggi, senza se e senza ma (appunto) non si sono presentati in numero sufficiente a raggiungere la soglia di fattibilità di 1/6 degli iscritti. Le cifre parlano da sole: più dell’84% dei circa 16.000 aventi diritto al voto in pratica ha detto no, questa elezione non s’ha da fare.

Il presidente uscente, Mauro Grimoldi, così si è espresso, questa sera, con un messaggio comparso sul sito dell’Ordine:

“dopo una giornata estenuante e di grande tensione per tutti, devo purtroppo annunciare con grande rammarico e notevole frustrazione che il quorum non è stato raggiunto per soli 43 voti su 2.532. Devo esprimere un sentito ringraziamento a tutti i colleghi che hanno sopportato le mail di sollecito e che hanno votato. Mi dispiace invece che gli sforzi di rinnovamento di questo quadriennio e le differenti proposte non siano valse invece a esprimere il proprio voto per una porzione più ampia degli psicologi lombardi. Le conseguenze di questo periodo di interim saranno da me riferite a tutti voi in tempi brevi. Ovviamente le funzioni di base: tenuta dell’albo, funzione disciplinare, tutela, dovranno essere garantite. Domani, Lunedì 13, procederemo a comunicare al Ministero competente la circostanza e attenderemo che ci comunichino il da farsi, che, con ogni probabilità implicherà il rifacimento della consultazione. Con un grande rammarico, Vi saluto.”

Marco Mozzoni, candidato indipendente con un programma in “12 Tesi” per la riforma della professione, alla chiusura dei seggi ha dichiarato:

“Gli psicologi della Lombardia hanno disertato in massa le urne. Credo che un messaggio più chiaro di questo non potevano darlo. Chi ha governato negli ultimi anni e oggi si ripropone nelle liste che conosciamo bene avrà da riflettere e a fondo sul perché di questa disaffezione nei confronti dell’Ordine, che per i numeri che girano è una vera e propria disfatta. Non possiamo, come qualcuno ha fatto purtroppo ancora oggi, attribuire il fenomeno alla pigrizia dei colleghi. Difficile pensarlo quando si tratta dell’80% di 16.000 professionisti di una delle Regioni più dinamiche del Paese. C’è qualcosa che non va a livello strutturale. E questa volta non saranno sufficienti ritocchi e abbellimenti, ma una riforma generale della professione, come sostengo da tempo e di cui oggi abbiamo avuto piena conferma della necessità e urgenza da parte della stragrande maggioranza. Se fossero anche arrivati, all’ultimo minuto, i 43 voti mancanti per fare il quorum, certo avremmo risparmiato un bel sacco di soldi, ma non avremmo per niente risolto il problema, soltanto nascosto la polvere sotto il tappeto.”

 

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