Cervello adolescenti ama il rischio

rischioPer molti aspetti l’adolescenza è la fase della vita in cui gli indicatori di salute sono al loro massimo: dal sistema immunitario alla resistenza al cancro, dalla sopportazione di caldo e freddo alla capacità di riprendersi da malattie e incidenti. Ciò nonostante, quando si entra in questa età, almeno negli Stati Uniti (e in gran parte del mondo occidentale), la mortalità sale in modo esponenziale, raddoppiando o triplicando.

Le cause? Incidenti stradali, la prima, cui si devono la metà dei decessi; omicidi e suicidi, le altre due principali. E’ il paradosso del corpo sano e del cervello propenso al rischio tipico dell’adolescenza, sul quale le neuroscienze cominciano a fare luce, come evidenzia Jay N. Giedd, del National Institute of Mental Health americano in un articolo pubblicato su Cerebrum, la rivista della Dana Foundation (JN Giedd, The Teen Brain: Primed to Learn, Primed to Risks, Cerebrum, 2009).

E’ noto che il cervello va incontro a uno sviluppo progressivo, dal concepimento all’età adulta e poi a un declino più o meno accentuato di alcune sue funzioni. Dai 13 ai 20 anni cambiano in particolare le connessioni tra le diverse aree dell’encefalo e il bilanciamento tra le zone frontali (deputate al cosiddetto controllo esecutivo) e il sistema limbico (che presiede alle emozioni). La plasticità cerebrale, ovvero la sua “flessibilità” di fronte al mondo e alle esperienze, condizione evolutiva fondamentale per l’apprendimento e l’abbandono della protezione familiare, ha il suo contraltare nella vulnerabilità data da sbalzi del tono dell’umore, conflittualità e comportamenti trasgressivi.

E’ anche un dato notorio il fatto che gran parte degli atti illeciti o criminali siano compiuti da giovani maschi. Oggi sappiamo che i lobi frontali – fondamentali per l’attenzione, il giudizio, la decisione, il controllo degli impulsi immediati, la modulazione delle emozioni e la pianificazione di lungo periodo (tutto ciò che fa parte della “maturità”) – raggiungono il pieno sviluppo per ultimi, tra i 20 e i 25 anni di età. Recenti esperimenti mostrano, ad esempio, come i cervelli degli adolescenti e degli adulti siano piuttosto simili per la risposta a sensazioni piacevoli (legata all’attività del nucleo accumbens), mentre per quanto riguarda la motivazione (legata all’attività della corteccia orbitofrontale) gli adolescenti siano paragonabili ai bambini.

Il tema che Giedd solleva, di rilievo “neuroetico”, riguarda l’utilizzo “politico” di queste conoscenze. Dovremmo modificare alcuni limiti oggi esistenti in base alle conoscenze del cervello dei giovani? La maggiore età dovrebbe essere innalzata? Dare la patente ai sedicenni, come negli Stati Uniti, è imprudente? Qual è il momento in cui si è abbastanza responsabili da potere votare per determinare le sorti del proprio Paese? Decisioni che non possono certo essere delegate agli scienziati, ma che potrebbero comunque giovarsi delle acquisizioni più recenti.

Be the first to comment on "Cervello adolescenti ama il rischio"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.