Cervello e alimentazione, dieta mediterranea può ridurre rischio MCI e Alzheimer

dieta vegetarianaSeguire una dieta “mediterranea”, sostanzialmente a base vegetariana, può ridurre il rischio di sviluppare in età adulta un disturbo cognitivo lieve chiamato MCI (Mild Cognitive Impairment), definibile uno stadio di transizione fra invecchiamento normale del cervello e demenza, ma anche il rischio di sviluppare Alzheimer da una precedente condizione MCI. Lo sostiene uno studio del Columbia University Medical Center di New York, pubblicato su Archives of Neurology (Scarmeas N. et al., Mediterranean Diet and Cognitive Impairment, Archives of Neurology, Feb. 2009, under embargo).

Anche questo studio conferma, in sostanza, le strette relazioni sussistenti fra cervello umano e apporto alimentare. In particolare, “la dieta può risultare un fattore comportamentale importante nella prevenzione dell’Alzheimer”, scrivono gli autori. Studi precedenti hanno mostrato un più basso rischio di Alzheimer fra le persone che seguono una dieta mediterranea, caratterizzata da un adeguato apporto dietetico di verdure, legumi, frutta, cereali, acidi grassi insaturi, e bassi consumi di carne, formaggi, grassi saturi.

Nikolaos Scarmeas e i colleghi del Columbia University Medical Center di New York, hanno calcolato un punteggio di aderenza alla dieta mediterranea tra 1.393 persone senza problemi cognitivi e 482 pazienti con MCI. I partecipanti sono stati originariamente esaminati, intervistati, valutati per disturbi cognitivi ed è stato chiesto loro di completare un questionario sulla dieta alimentare seguita nel periodo 1992 – 1999. Su una media di 4,5 anni di follow-up, dei 1.393 soggetti che inizialmente non presentavano disturbi cognitivi, 275 hanno sviluppato MCI. Comparato con il terzo che aveva il più basso punteggio nell’aderenza alla dieta mediterranea, il terzo con il più alto punteggio di aderenza alla dieta mediterranea aveva un rischio ridotto di sviluppare MCI del 28% e il terzo nel gruppo di mezzo per aderenza alla dieta mediterranea aveva rischio ridotto del 17 per cento.

Tra i 482 soggetti con deficit cognitivo lieve all’inizio dello studio, 106 hanno sviluppato Alzheimer durante una media di 4,3 anni di follow-up. L’aderenza alla dieta mediterranea era inoltre associata a un più basso rischio per questa transizione. Il terzo di partecipanti con il più alto punteggio di aderenza alla dieta mediterranea, aveva un rischio ridotto del 48% e quelli nel terzo di mezzo di aderenza alla dieta mediterranea avevano un rischio ridotto pari al 45% rispetto al terzo con punteggio più basso.

E’ noto che la dieta mediterranea può migliorare i livelli di colesterolo, i livelli di glucosio e la salute dei vasi sanguigni in generale, o ridurre infiammazioni, tutti fattori associati allo sviluppo di MCI. Anche i singoli cibi che compongono una dieta possono influenzare il “rischio cognitivo” del cervello.

“Ad esempio, effetti potenzialmente benefici per MCI o conversione di questo disturbo in Alzheimer sono stati riportati per alcol, pesce, acidi grassi poliinsaturi (anche per il declino cognitivo cerebrale legato all’età) e più bassi livelli di acidi grassi saturi”, scrivono gli autori. “Sarà necessario svolgere altri studi che confermino il ruolo dei fattori dietetici nello sviluppo di disturbi cognitivi e dell’Alzheimer”, concludono.

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Marco Mozzoni
Direttore Responsabile

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