Chi l’ha detto che certi errori o leggerezze li commettono soltanto i “non addetti ai lavori”? Qualche anno fa non riuscivo a capacitarmi del fatto che la versione italiana di uno dei manuali di neuroscienze più diffusi nelle nostre università (di cui non farò nome per non infierire) traduceva “eventually” con “eventualmente”, stravolgendo completamente la comprensione del processo allo studio.
Ci può cascare uno alle primissime armi con l’inglese, ma un traduttore “di mestiere”, uno specializzato come deve esserlo chi si occupa di materie tanto complesse e delicate – mi chiedevo e mi chiedo ancora – come può cadere in errori così grossolani? Eppure non è per niente raro inciampare sui termini, come conferma l’amico Tiziano Cornegliani, che in questi giorni ha dato alle stampe un utilissimo “Manuale di terminologia medica. Come scrivere testi di medicina” (Libreria Universitaria, 2024).
L’opera è frutto dell’esperienza pluriennale dell’Autore – docente al Master di Editoria dell’Università Cattolica di Milano – quale redattore medico-scientifico nonché ideatore e curatore del seguitissimo blog Terminologia medica. Nel tempo ha collaborato con i principali editori di area medica contribuendo alla realizzazione di centinaia di pubblicazioni, tra cui volumi del calibro dei “Principi di medicina interna” dell’Harrison, “Il cuore” dell’Urst, “Le basi farmacologiche della terapia” di Goodman & Gilman.
“Purtroppo, proprio laddove occorrerebbe una terminologia certa, univoca, questa non c’è. L’Italia, infatti, non ha una terminologia anatomica ufficiale, a differenza di altri Paesi. O meglio, esistono fonti ufficiali che consentono di prendere visione di ogni termine anatomico in latino e in inglese, ma i problemi, inevitabilmente sorgono con la traduzione degli stessi”, spiega, rivelandoci inoltre che “la terminologia medica è materia vastissima: si calcola che un dizionario specialistico moderno possa accogliere oltre 150.000 lemmi”.
A maggior ragione il Manuale può risultare indispensabile a quanti scrivono, “redazionano”, traducono testi di medicina e materie affini. Composto di otto sezioni e cinque appendici, si apre con un opportuno “ripasso” degli aspetti fondamentali dell’italiano, seguito da una sezione sulle norme redazionali di base in campo medico, da una sulla redazione della bibliografia negli articoli scientifici, da una sulla nomenclatura di anatomia, malattie e farmaci.
Seguono due sezioni curate da Daniela Longo ed Erika Nerini di PopMed sugli studi clinici e su come pubblicare in medicina. “La sezione sette è l’anima del manuale – confessa Cornegliani – con argomenti di terminologia medica che riprendono aspetti cruciali: dall’impiego di ‘morbidità’ invece di ‘morbilità’ (una vera battaglia dell’autore), all’uso del termine ‘sistema’ anche per quelli che sono gli ‘apparati’ del corpo umano, a molte altre questioni di attualità”.
Le Appendici fanno chiarezza su prefissi, suffissi, “tecnicismi collaterali”, uso dell’inglese in medicina e “falsi amici”; infine un utile dizionario riporta la corretta modalità di scrittura per i termini medici che si sbagliano più facilmente: “su alcune questioni formali, per esempio su come scrivere un termine specifico, si potrà magari non essere d’accordo, ma sono disponibile a un confronto che avverrà sul blog di terminologia medica, una guida molto consultata da traduttori e traduttrici”.
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