Il sistema immunitario è fondamentale per la nostra salute. Sua funzione è infatti quella di identificare e distruggere gli agenti patogeni allo scopo di proteggere l’integrità dell’organismo. Quando invece, per qualche ragione, non è più in grado di distinguere il “self” dal “non self” o viene in qualche modo “confuso”, produce anticorpi per attaccare anche ciò che dovrebbe tollerare e le cose si mettono male, come nel caso delle malattie autoimmuni.
I ricercatori del Centro Medico della Radboud University di Nijmegen, in Olanda, hanno dimostrato in uno studio pubblicato pochi giorni fa su PNAS, che, contrariamente a quanto si pensava, è praticamente possibile “modulare” volontariamente sia il sistema nervoso autonomo che il sistema immunitario. Come? Con alcune semplici tecniche…
Nell’esperimento, dodici giovani maschi adulti in buona salute sono stati addestrati per dieci giorni in Polonia con esercizi di respirazione e di meditazione, alternati a passeggiate nella neve indossando abiti estivi nonché a nuotate nelle acque ghiacciate dei fiumi. Al rientro in Olanda, ai partecipanti è stata iniettata una dose di endotossina, un composto contenuto nella parete cellulare di alcuni batteri che stimola la risposta del sistema immunitario. A differenza dei soggetti di controllo, gli organismi dei dodici temerari, forti di un rilascio maggiore di adrenalina, hanno aumentato la produzione di mediatori antinfiammatori, con conseguente abbassamento della risposta proinfiammatoria delle citochine stimolate dall’agente tossico.
“Con la somministrazione di un componente batterico morto – spiega Peter Pickkers, professore di Experimental Intensive Care Medicine alla Radboud – stiamo in pratica confondendo l’organismo: il sistema immunitario risponde come se nel sangue fosse presente un batterio vivo, producendo proteine infiammatorie. Quale risultato i soggetti sviluppano sintomi come mal di testa e febbre. È utile come metodo di studio del sistema immunitario umano.”
“Gli organismi dei soggetti che hanno partecipato all’addestramento – aggiunge il ricercatore Matthijs Kox – hanno prodotto molta più adrenalina rispetto ai controlli: l’adrenalina è un ormone dello stress che viene rilasciato durante una aumentata attivazione del sistema nervoso simpatico ed è in grado di sopprimere la risposta immunitaria. Per questo motivo hanno mostrato un rilascio attenuato delle proteine infiammatorie, con minori sintomi febbrili.”
I ricercatori olandesi non sono nuovi a questi esperimenti singolari: già nel 2011 avevano studiato la risposta di “Iceman” (al secolo Wim Hof, stuntman olandese famoso per i suoi record in condizioni proibitive) all’iniezione di endotossina durante l’esecuzione di performance sottozero di sua invenzione, registrando il dimezzamento della produzione di proteine infiammatorie rispetto ai volontari di controllo e praticamente l’assenza di stati febbrili. In poche parole, avevano ragione i nostri nonni…
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