“Due nostri colleghi ci hanno prematuramente lasciati a distanza di pochi giorni… Andrea e Antonello”. A parlare dalle pagine dell’Huffington Post è Daniele Tissone, Segretario Generale del Silp, il sindacato italiano dei lavoratori di Polizia, per denunciare un fenomeno che lo scorso hanno ha fatto salire la triste conta dei morti ammazzati, ma questa volta per mano propria, a nove, a cui si sono aggiunte in poco meno di due mesi altre due giovani vite.
Il suicidio sembra non avere confini. Non importa l’età, il sesso, la professione, il livello economico. Il suicidio non guarda in faccia a nessuno. E ciascuno può trovare la sua motivazione per compiere il gesto estremo. Nella sua prevedibilità (la crisi economica, la depressione dilagante, la mancanza di senso del vivere), il suicidio è davvero imprevedibile. Lo conferma, dati alla mano, una meta-analisi condotta su più di 360 studi realizzati negli ultimi 50 anni, pubblicata sul numero di febbraio di “Psychological Bulletin” e richiamata in questi giorni sul “Monitor on Psychology”, organo dell’American Psychological Association (APA).
“Gli esperti – si legge sul Monitor – non sono in grado di prevedere i comportamenti suicidi meglio di quanto lo si possa fare tirando a sorte”. Come è possibile? Con tutti i progressi delle neuroscienze comportamentali, con tutta la neurotecnologia che abbiamo a disposizione, con i sofisticatissimi sistemi di elaborazione di dati complessi che ci fanno andare su Marte, con tutti i fondi di ricerca che alimentano le casse dei laboratori dei paesi civilizzati, siamo ancora al lancio dei dadi per un fenomeno che sta diventando un’epidemia, come quello del togliersi la vita?
“Nonostante decenni di intensa attività di ricerca, nessuno dei fattori di rischio studiati nel tempo, come la depressione, i precedenti tentativi di suicidio, gli eventi stressanti della vita, l’uso di droghe, si è dimostrato in grado di prevedere la messa in atto del gesto estremo e la capacità degli esperti di predire il comportamento suicidario non è migliorata per niente negli anni”.
Una soluzione – concludono i ricercatori americani – potrebbe essere quella di spostare l’attenzione dai singoli fattori di rischio, che si sono rivelati fallimentari, alla lettura del pattern emergente da un insieme di indicatori, avvalendosi dello sviluppo dei nuovi algoritmi di machine-learning che consentono l’analisi degli effetti combinati di fattori di rischio molteplici.
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