Nonostante il ferro sia uno dei nutrienti più studiati, la sua carenza organica resta diffusa a livello mondiale. Una ricerca dello US Army Research Institute of Environmental Medicine (USARIEM) e del Directorate of Basic Combat Training di Fort Jackson avrebbe dimostrato con uno studio randomizzato in doppio cieco che una integrazione di ferro nelle donne soldato può migliorarne, durante l’addestramento, non solo la condizione fisica, ma anche lo stato cognitivo emotivo. Lo studio è pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition (McClung JP et al., Randomized, double-blind, placebo-controlled trial of iron supplementation in female soldiers during military training: effects on iron status, physical performance, and mood. Am J Clin Nutr, July 2009).
Una carenza di ferro può ridurre la stamina fisica e alterare le funzioni cognitive del cervello. In particolare, le donne in premenopausa sarebbero ad alto rischio, a causa del ciclo mestruale. Secondo una stima del Centers for Disease Control and Prevention americano, come riporta una nota stampa AJCN, in USA ben il 16% delle donne in premenopausa soffrirebbe di anemia da carenza di ferro (iron deficiency anemia, IDA). Inoltre, le donne che svolgono attività fisiche impegnative, come le donne soldato appunto, avrebbero un rischio ancora maggiore, dato che l’attività fisica può ridurre le scorte di ferro dell’organismo.
Più del 15% dei soldati dell’esercito USA sono di sesso femminile. Per questo James P McClung e colleghi hanno studiato gli effetti di supplementi di ferro alle donne durante l’addestramento. I ricercatori hanno studiato 171 donne soldato di età media 20,6 anni, assegnandole a caso (randomizzazione) a 2 gruppi di trattamento: uno sperimentale (15 mg di ferro), uno di controllo (cellulosa). Gli integratori di ferro e le capsule inerti sono state assunte dai soggetti per 8 settimane. I soggetti sono stati sottoposti prima e dopo il trattamento a valutazioni fisiologiche (misurazione del tempo necessario a correre per 2 miglia, corrispondenti a 3,21 km) e cognitive emotive (Profile of Mood States, POMS), oltre a misurazioni dei livelli di ferro nell’organismo (i soggetti carenti di ferro e con basse concentrazioni di emoglobina sosno stati classificati come IDA).
Risultati: sia nei soggetti sperimentali sia nei controlli sono stati rilevati incrementi della concentrazione di emoglobina, del recettore della transferrina solubile, dell’ampiezza di distribuzione dei globuli rossi; ma le concentrazioni di ferritina nel siero (indicatore dell’immagazzinamento di ferro) si sono abbassate solo nel gruppo di controllo trattato con placebo, tanto che al termine dello studio il numero di soggetti carenti di ferro sono diventati il 100% del gruppo, mentre solo il 36% del gruppo sperimentale ha mostrato carenze di ferro. In particolare, nelle donne con IDA sin dall’inizio dello studio inserite nel gruppo sperimentale, il trattamento con l’integratore di ferro ha avuto gli effetti benefici attesi. Il tono dell’umore sembra essere migliorato in entrambi i gruppi, ma i soggetti sperimentali hanno mostrato maggiore incremento di “vigore” rispetto ai controlli.
I ricercatori concludono dunque ritenendo che il supplemento di ferro nelle donne soldato può attenuare la riduzione di ferro nell’organismo frequentemente osservata durante l’addestramento militare. Inoltre, l’integratore ha prodotto nelle donne con IDA miglioramenti del proprio stato fisico e cognitivo. Gli Autori consigliano pertanto di promuovere interventi educativi destinati in particolare allo donne che scelgono la carriera militare, relativi ai benefici del consumo di cibi ricchi di ferro, così come di individuare e rendere disponibili negli spacci militari alimentari contenenti ferro.
Be the first to comment on "Esercito americano, le donne di ferro"