I sette peccati capitali del cervello

I sette peccati capitali del cervello.La cognizione dei “sette peccati capitali” risale alla nostra infanzia, alle elementari o alle lezioni di catechismo, per chi le ha fatte. Poi ce ne siamo forse dimenticati. Di alcuni, probabilmente, non sappiamo più neppure darne una definizione. Cos’è, per esempio, l’accidia? Quanti sanno definirla con esattezza? Eppure i sette peccati capitali dominano le nostre vite e sono di un’attualità impressionante.

Pensiamo all’avarizia, forse il più grande; non a caso l’apostolo Paolo sosteneva che l’avarizia è la radice di tutti i mali. Pensiamo agli armadi rigonfi che abbiamo in casa, o alla perdita della minima decenza quando si tratta di dividersi un’eredità. E la superbia: superbia è anche intasare i parcheggi con i SUV, o pensare che una determinata persona abbia uno status troppo basso per affidargli i nostri figli. L’invidia, poi, è il nostro pane: quel collega ha più di me, ma vale meno di me. O l’ira? Non è forse ira il bullismo, non è l’ira al centro dei delitti che affollano i nostri telegiornali?

Lussuria, beh, lasciamo stare: ma basti pensare alla mercificazione del corpo delle donne, all’industria fiorente del porno… Gola, poi… I fast-food, le maxi porzioni di patate fritte, le gare a chi divora più hot-dog. Per chiudere con quella maledetta accidia, che è poi la pigrizia, ma anche qualcosa di più. Assistere a un sopruso, un delitto, un furto, o semplicemente vedere uno che sta male, e andare oltre perché non si vogliono rogne. O nostra madre che vive sempre più in solitudine, ma non abbiamo tempo per andarla a trovare, perché abbiamo altro da fare.

Eppure, tutti questi comportamenti riprovevoli hanno una ben precisa collocazione nel nostro cervello. Ed è ciò a cui ci conduce questo interessantissimo libro di Margriet Sitskoorn “I sette peccati capitali del cervello” (Orme Editore, 2012) che accompagna i risultati di rigorose ricerche scientifiche a considerazioni etiche quanto mai stimolanti e opportune per le nostre coscienze. A meno che si voglia come sempre dare la colpa al nostro cervello. Non sono io, in fondo, ad essere così, è il mio cervello, cosa posso farci?

Che colpa ne ho, per esempio, se il mio cervello tratta allo stesso modo amore e denaro? È provato, infatti, che i riconoscimenti sociali e le ricompense in denaro attivano le stesse aree cerebrali, quelle della gratificazione. Oppure devo forse sentirmi in colpa perché continuo a comprare scarpe o butto il mio cellulare ancora perfettamente funzionante per passare all’ultimo modello? Ma no, chiedete piuttosto il perché alla mia area prefrontale: non è mica colpa mia se dalla preistoria i miei antenati accumulavano per sopravvivere nei periodi di scarsità. Quelle strutture cerebrali ubicate in profondità si saranno anche evolute, ma la tendenza ad accumulare resta. E lo sapevate che basta un po’ di ossitocina spruzzata su per il naso ad aumentare la fiducia tra gli individui e a renderli più generosi anche dell’80%? Beh, insomma, non potrò certo pensare di inalare ossitocina prima di vedere la puntata di Telethon. Non è colpa mia se non ho messo mano al portafoglio, non avevo ossitocina a disposizione…

Il mio cervello, per esempio, continua a confondere “buono” e “caro”: se una cosa è cara, costosa, certo è anche buona. Ma non è affatto vero. Pensate che hanno fatto assaggiare a degli esperti cinque vini, di cui se ne conosceva il prezzo. Ovviamente, più il prezzo era alto, maggiore era il piacere che i soggetti dicevano di provare. Peccato, che due di questi vini fossero stati serviti due volte di nascosto, una volta abbinandoli a un prezzo alto e una a prezzo basso, ma erano gli stessi… Viene da pensare a quella pubblicità che si vede in TV in questi giorni in cui una coppia rinuncia all’acquisto di un’auto, per altro che li ha soddisfatti in tutto, perché una volta saputo il prezzo era troppo basso: “ma noi volevamo spendere di più”…

Gli esempi sono infiniti, tutti ben documentati e rigorosi. E poi c’è anche una sorta di giochino… L’autrice ci invita a stilare una classifica personale dei sette peccati capitali: quali peccati abbiamo commesso? A quale peccato attribuiamo il maggior piacere e a quale il minore? Scopriremo così quali bisogni fisici, materiali e sociali esercitano maggiore influenza sul nostro sistema del dolore e del piacere. Se siamo stimolati da cose che hanno a che fare con il cibo, piuttosto che con il potere, o gli oggetti materiali, o il sesso. O ancora dallo status sociale, o da ciò che gli altri pensano di noi. La nostra storia personale, poi, una volta analizzata, ci potrà rivelare se siamo riusciti a raggiungere un equilibrio tra le aree cerebrali evolutivamente più antiche e quelle più recenti della corteccia prefrontale, o se invece al fine di essere più sani e felici, o semplicemente più corretti ed “etici”, non si debba fare un qualche passo in più. Illuminante.

Tiziano Cornegliani

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