Con l’articolo di Alessandra Gilardini sul “Cervello Felice” prosegue l’iniziativa di BrainFactor per la Settimana del cervello (12-18/3/2012) “L’Alfabeto del cervello”, patrocinata anche quest’anno da Dana Foundation e realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Neurologia (SIN) e con il Dipartimento di Neuroscienze e Tecnologie Biomediche (DNTB) dell’Università di Milano Bicocca.
“La felicità è una sorta di segnaposto per una costellazione di stati emozionali positivi. Di tutte le emozioni, la felicità è quella che gli scienziati meno capiscono.” Richard J. Davidson, neuroscienziato.
Anche se gli scienziati non sono ancora d’accordo sulla definizione precisa della felicità, le loro ricerche si addentrano negli aspetti anatomo-chimico-biologici che associamo alla sua idea. Tecniche di risonanza magnetica funzionale e studi sui neurotrasmettitori chiave nei meccanismi delle emozioni nel corpo e nel cervello hanno portato non solo ad una più profonda comprensione delle componenti biologiche della felicità, ma anche alle applicazioni pratiche per realizzarla, dallo sviluppo di nuovi farmaci antidepressivi alle tecniche di training per il benessere psico-fisico [1].
Secondo le neuroscienze odierne, la felicità ed altre esperienze emozionali sono il risultato di reazioni elettrochimiche che avvengono nel cervello in risposta ad uno stimolo. Questa teoria molecolare è da tempo sostenuta da uno dei padri della struttura molecolare del DNA, lo scienziato Francis Crick, che nella sua Astonishing hypothesis, sulla ricerca scientifica dell’Anima, afferma che “tu, le tue gioie e dolori, i tuoi ricordi e ambizioni, il tuo senso di identità personale e del tuo libero arbitrio, sono in realtà non più che il comportamento di un vasto assemblaggio di cellule nervose e dei loro neuroni associati” [2].
Che rumore fa la felicità?
Poco tempo fa, durante un concerto, mi sono ritrovata ad urlare insieme a migliaia di altre persone questa frase: “Due molecole che sbattono, come mosche in un barattolo … che rumore fa la felicità?” [3] Ho avuto la sensazione che ciascuno di noi, presenti al concerto, si chiedesse davvero da dove venisse quella sensazione di benessere invocata e vissuta in quello stesso istante.
Esiste la molecola della felicità? Cosa accade al barattolo, o meglio il nostro cervello, quando queste molecole si attivano? Secondo alcuni studi scientifici ci sarebbe l’attività di più di una molecola alla base della felicità, così come più centri nervosi contribuiscono a farci sentire felici. Quando una persona o una situazione ci comunicano una sensazione piacevole, la corteccia cerebrale risponde attivando l’area ventrale tegmentale (VTA), posta nel mesencefalo. La VTA produce una elevata quantità di dopamina, un neurotrasmettitore con attività ormonale che raggiunge in abbondante quantità l’amigdala, centro delle emozioni, la corteccia prefrontale (sede di molte funzioni tra cui le capacità di concentrazione di un individuo) e il nucleo accumbens (responsabile della comunicazione di sensazioni piacevoli che noi associamo alla felicità, come la risata e l’euforia) [1].
Il nucleo accumbens è stato scoperto dagli psicologi americani James Olds e Peter Milner intorno agli anni ’50, definite come “il centro del piacere nel cervello” nel loro studio sui meccanismi alla base della ricompensa cervello dei ratti e, successivamente, nell’uomo [4]. Durante una risposta di ricompensa, si attiva la corteccia prefrontale, che porta una persona a ripetere l’azione che ha portato a tale premio, che sia un pasto succulento, il conforto di una persona, una vittoria morale. Il cervello ci insegna a riprendere con impegno qualsiasi comportamento che risulti alla fine in una degna ricompensa emotiva, tra cui la felicità, che è senza dubbio vista come una possibilità per migliorare la nostra sopravvivenza. Come la dopamina si traduca da meccanismo molecolare a sentimento felice non è del tutto chiaro, così come si stanno ancora studiando gli effetti del progesterone, dell’ossitocina e del testosterone, ormoni anche loro coinvolti nell’espressione della felicità sotto altri aspetti, come il senso di benessere, l’empatia e il legame con gli altri. Gli studi scientifici pubblicati negli anni hanno dimostrato la correlazione tra dopamina e piacere. Meno dopamina in circolo nel nostro organismo, o il blocco della sua attività sui centri del piacere, riduce in una persona la tendenza a ricercare la fonte della sua felicità. Al contrario, la quantità di questo neuro-ormone sembra aumentare nell’attesa che una situazione, a noi nota come piacevole, si verifichi e rafforzando i comportamenti che ci rendono capaci di ottenerla.
Il set point della felicità
Ciascuno di noi è alla costante ricerca della felicità, e lo psicologo ed umanista Abraham Maslow ha persino proposto una Gerarchia dei Bisogni , una piramide che racchiude dalla base all’apice le esigenze a cui ciascuno di noi si appella nell’arco della vita. La felicità, in questo modello, rappresenta il risultato dell’appagamento di ciascuno di questi bisogni.
Ma si può essere felici per sempre e con la stessa intensità? La felicità viene vista dagli scienziati come uno stato fluttuante intorno ad un valore basale, definito ‘set point’ dal ricercatore David Lykken, dal quale si può salire o scendere nella scala della propria felicità percepita in un preciso momento della vita [5]. Passato il momento che si sta vivendo, processi omeostatici interni, così come avviene per qualsiasi stato di origine biologica o mentale, ci riportano dopo un certo periodo di tempo alla situazione di partenza, che secondo le statistiche risulterebbe comunque poco al di sopra di un valore neutro, indicando la propensione della maggior parte delle persone alla felicità piuttosto che alla tristezza. Del resto, anche l’essere troppo felici potrebbe, in realtà, nascondere condizioni patologiche come l’ipomania e fasi maniacali tipiche dei disturbi bipolari, sottolineando come per l’organismo sia importante ritornare sempre a condizioni di equilibrio una volta passato l’evento esterno che scatena una sua risposta positiva o negativa. Come tutti i valori fisiologici, quindi, anche il set point della felicità può essere modificato da condizioni patologiche che ne abbassino il livello, come la depressione, e ristabilito dai relativi trattamenti farmacologici.
Don’t worry, be happy!
Nella sua canzone Bobby McFerrin ci chiede di cantare nota per note, come un mantra per raggiungere la felicità interiore e vivere meglio [6]. La felicità è ricercata da tutti, tra le righe delle poesie e dei romanzi, nella musica, nelle pellicole cinematografiche e seguendo i dibattiti tra i grandi psicologi. Aristotele ha scritto che “la felicità è la conseguenza di un atto”, cioè è il risultato non di fortuna, ma di utilizzare al meglio le tutte le opportunità che incontriamo nella nostra vita.
La corteccia prefrontale, che abbiamo visto essere l’area del cervello che impara come ottenere gratificazioni da un preciso comportamento, potrebbe essere addestrata per sopprimere le emozioni negative e renderle, quindi, più felici? L’idea di poter avere gli strumenti per poterla aumentare, manipolare e conquistare non passa di certo inesplorata. Si può far leva, quindi, sulla molecola della felicità, la dopamina, aumentando i suoi livelli nel corpo attraverso i sensi, inclusa la stimolazione musicale. È possibile raggiungere la felicità attraverso l’auto-controllo, applicando tecniche di meditazione e rilassamento orientali che ci permettano di aumentare le emozioni positive e controllare gli impulsi negativi. Secondo studi di neuroimaging, infatti, la meditazione porta a un aumento dell’attività della corteccia prefrontale sinistra, legata alle emozioni positive, e una diminuzione del coinvolgimento della corteccia parietale nella percezione della nostra posizione nello spazio, riconducendoci così più vicino all’IO interiore [1].
Se alla fine della lettura di questo articolo avete ancora qualche minuto di tempo, indirizzo la vostra curiosità a due pagine pubblicate sul web. Un video molto divertente di Shawn Achor intitolato The Happiness Advantage: Research Linking Happiness and Success, parla di come la felicità possa essere lo strumento per raggiungere il successo, e non il contrario, attraverso le basi della psicologia positiva [7]. “Abbiamo scoperto che l’ottimismo è il più grande predittore del successo imprenditoriale, perché permette al cervello di percepire più possibilità”, ha detto Achor. “Solo il 25% del successo nel lavoro si basa sul quoziente intellettivo (IQ). Il 75% è su come il cervello ritiene che il vostro comportamento sia importante, come si rapporta alle altre persone e come gestisce lo stress”.
Secondo la psicologia positiva, basterebbe seguire 5 regole per 21 giorni consecutive, per insegnare al nostro cervello come generare un cambiamento positivo nella propria vita in duraturo nel tempo: 1) annotare tre nuove cose al giorno per cui essere riconoscenti, 2) ripercorrere ogni una esperienza positiva vissuta nelle precedenti 24 ore 3) esercizio, 4) meditazione, 5) ameno un gesto casuale di gentilezza ogni giorno.
Se, alla fine, vi state chiedendo se avete tutti gli strumenti per invertire nel vostro cervello la formula della felicità, misuratevi nell’Ultimate Happiness Quiz, un test che rivelerebbe, almeno da come si presenta, quanto si conosce dell’arte di essere felici [8].
Felice di avervene parlato.
Alessandra Gilardini, biologo, Ph.D. in Neuroscienze
BrainFactor
Referenze
1. Silvia Helena Cardoso. “Hardwired for happiness.” The DANA Foundation. December 15, 2006. http://www.dana.org/news/cerebrum/detail.aspx?id=5514&p=1
2. Crick, Francis. “The astonishing hypothesis: the scientific search for the soul.” Simon and Shuster. 1995. http://books.google.com/books?id=rl8q1IZr3WcC
3. Negrita- Che rumore fa la felicità http://www.youtube.com/watch?v=PV__-RuGgGk&ob=av2e
4. Olds, J, and Milner, P. Positive Reinforcement Produced by Electrical Stimulation of the Septal Area and Other Regions of the Rat Brain. Journal of Comparative and Physiological Psychology 1954; 47: 419–428.
5. Lykken, D. Happiness: The Nature and Nurture of Joy and Contentment. New York. St. Martin’s Griffin, 2000.
6. Bobby McFerrin – Don’t Worry Be Happy http://www.youtube.com/watch?v=d-diB65scQU&ob=av2e
7. Shawn Achor, The Happiness Advantage. TED Bloomington talk. http://www.ted.com/talks/shawn_achor_the_happy_secret_to_better_work.html
8. The Ultimate Happiness Quiz http://tlc.howstuffworks.com/family/happiness-quiz.htm
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