Come cambia il cervello nei viaggi spaziali? Lo hanno studiato i ricercatori delle Università di Antwerp e di Liegi, scoprendo che il nostro “organo pensante” si adatterebbe all’assenza di peso in soli sei mesi, con effetti persistenti per almeno otto mesi dal rientro a terra.
Tredici i cosmonauti (tutti maschi) i cui cervelli sono stati scandagliati con risonanza magnetica funzionale (fMRI) prima e dopo missioni di lunga permanenza nello spazio, con follow-up a otto mesi dal rientro.
I risultati hanno mostrato una riduzione della connettività nella corteccia posteriore del cingolo e nel talamo, nonché un aumento persistente nel giro angolare dell’emisfero destro.
Dopo il viaggio e fino al follow-up si è notato inoltre un decremento di connettività bilaterale nella corteccia insulare.

“Ambienti a gravità alterata – spiegano i ricercatori – possono influenzare la connettività funzionale in modo longitudinale in regioni cerebrali multimodali, in risposta agli adattamenti dovuti agli stimoli sensoriali conflittuali e non familiari”.
Il lavoro è stato pubblicato su Nature Communications Biology e ripreso oggi da Open Access Government.
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