Con l’articolo di Stefano Cappa sul “Cervello Mnestico” prosegue l’iniziativa di BrainFactor per la Settimana del cervello (12-18/3/2012) “L’Alfabeto del cervello”, patrocinata anche quest’anno da Dana Foundation e realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Neurologia (SIN) e con il Dipartimento di Neuroscienze e Tecnologie Biomediche (DNTB) dell’Università di Milano Bicocca.
Rabbia e paura fanno parte delle cosiddette emozioni primarie, che hanno un carattere universale e sono riconoscibili anche negli animali.
Le emozioni, che coinvolgono sia il corpo che la mente (in quest’ultimo caso è forse più corretto parlare di sentimenti), sono una modalità fondamentale di reazione del nostro organismo a stimoli esterni o interni, e, ben lungi dal costituire un ostacolo alla nostra capacità di comprendere ed agire sul mondo che ci circonda, sono uno strumento essenziale alla nostra sopravvivenza. In particolare, rabbia e paura fanno parte delle emozioni negative, che consentono di rispondere in modo veloce e con comportamenti adeguati (come la fuga o l’attacco) a stimoli e situazioni a carattere minaccioso.
Il nostro sistema nervoso presenta dei sistemi specializzati per queste risposte magari poco precise, ma essenziali per la nostra sopravvivenza: alcune strutture, tra cui la più nota è certamente l’amigdala, sono in grado di elaborare, ed esempio, le informazioni visive per estrarne quel tanto necessario per mettere in atto un comportamento di fuga davanti all’ipotesi di avere davanti una vipera.
Sarà poi l’elaborazione successiva, da parte del sistema visivo, che ci consentirà, dopo che ci siamo messi al sicuro, di decidere se la vipera c’era davvero, o si trattava solo di foglie secche mosse dal vento. Emozioni e sentimenti sono quindi meccanismo essenziali del cervello e della mente, che ci consentono di valutare ciò che è potenzialmente utile o nocivo per la nostra sopravvivenza, e, in generale, per il nostro benessere.
Purtroppo, come accade per le funzioni cognitive, come la memoria o il linguaggio, anche la capacità di sperimentare, comprendere e controllare le emozioni può essere alterata dalla malattia. Reazioni inadeguate, caratterizzate da risposte di rabbia o paura esagerate rispetto alla natura degli stimoli esterni o interno costituiscono una componente importante delle malattie psichiatriche. Basti pensare alla sintomatologia caratteristica, ad esempio, degli attacchi di panico, ove all’intenso sentimento di paura si associano le caratteristiche manifestazioni emozionali, come sudorazione, palpitazioni, respiro accelerato; o alle manifestazioni di rabbia apparentemente immotivata, che possono accompagnarsi a comportamenti aggressivi.
Malattie del cervello possono anche manifestarsi come un difficoltà a comprendere gli stati emotivi degli altri, e quindi a non essere in grado di riconoscere la paura o la rabbia quando si manifestano attraverso, ad esempio, espressioni del volto. Difficoltà di questo tipo possono conseguire a lesioni cerebrali, ad esempio infarti o tumori che colpiscano, in particolare, l’emisfero destro del cervello. Analoghe manifestazioni sono state anche riscontrate in soggetti affetti da autismo.
Nel caso di malattie che colpiscono i lobi frontali del cervello si possono osservare, invece, alterazioni della capacità di controllare le risposte emozionali, che possono andare dall’apatia, caratterizzata da ridotta risposta a situazioni normalmente associate ad emozioni negative, alla disinibizione, ove le risposte possono essere non commisurate all’entità della stimolazione. Manifestazioni di questo tipo possono essere una componente importante del quadro clinico delle demenze, in particolare nelle fasi avanzate.
Prof. Stefano Cappa
Professore ordinario di Neuroscienze Cognitive
Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano
Società Italiana di Neurologia (SIN)
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