Nella mitologia greca, Hermes, figlio di Zeus e della ninfa Maia, era il dio dell’inganno, dei truffatori e dei significati nascosti. Dotato di sandali alati, era il dio dei viaggi, il messaggero degli dèi e quindi il dio della comunicazione.
La koinonìa, come la chiamavano i greci, indicava la “comunione”, la trasmissione di un bene, di una preghiera, per mettere in comune con altri un dono. Da qui poi è seguito il significato latino dell’actio communicandi, che sottintendeva la partecipatio di una cosa o di una qualità.
Dal valore di questa azione, si è poi evoluto il senso di divulgazione del pensiero, di diffusione delle notizie e dei risultati di una ricerca.
Per il dio Hermes, preposto a tale compito, la koinonìa era qualcosa di sacro. Perciò forse, se oggi fosse presente nel mondo e osservasse gli effetti che il suo potere ha prodotto in questo 2020, si rammaricherebbe di se stesso. “La comunicazione prima di tutto” sarebbe il suo motto, ma in effetti ai tempi del Covid-19 qualcosa è andato storto.
Si potrebbero elencare decine e decine di eventi che, dal 31 dicembre dello scorso anno ad oggi, hanno dimostrato come la cattiva o la mancata comunicazione abbia fortemente determinato il caos in cui si è ritrovato l’intero Pianeta.
Dalla Cina che ha informato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del nuovo coronavirus tenendo però all’oscuro i suoi cittadini, all’Italia che ancora oggi stenta a trovare una quadra; dal Primo Ministro britannico che in prima battuta auspicava l’immunità di gregge, al Presidente americano che ha minimizzato la preoccupazione per il “virus cinese”.
Per non parlare della quantità di teorie complottistiche che si sono avvicendate sul web e dell’immane ondata di fake news che si è abbattuta su tutti i canali social. Una disinformazione che ha reso e rende tuttora difficile trovare fonti affidabili, tanto da portare l’OMS a introdurre nei suoi report il termine “infodemia”, cioè una massiccia iper-diffusione di notizie veicolate dai media, proprio a significare che il vero e maggiore pericolo della nostra società, a livello globale, è stato ed è la “deformazione della realtà”.
È di dominio pubblico ormai che la paura, la crisi economica e l’isolamento vissuti durante il lockdown hanno generato, in diverse aree del mondo e su tutte le fasce sociali, un disagio mentale profondo. Sono stati riscontrati un incremento del consumo di alcol, della violenza e un aumento dei sintomi della depressione e dell’ansia.
Ad esacerbare la progressione dei danni psicologici, si è aggiunto un altro tipo di “infezione”, quella delle notizie. Esattamente come il coronavirus, le informazioni hanno circolato in maniera così veloce e disomogenea che hanno determinato un “contagio speculativo”. Ciò ha complicato la gestione dell’emergenza, perché senza una trasmissione precisa di direttive, la popolazione ha adottato comportamenti diversi e pericolosi, come un uso improprio di farmaci, fughe sui treni a mezzanotte, assalti nelle discoteche e nei supermercati.
In questo contesto, così delineato, le caratteristiche del potere del dio Hermes ci sono tutte, solo che hanno assunto una connotazione unicamente negativa. Al posto della corretta interpretazione dei significati, da cui deriva la parola “ermeneutica”, è subentrata la mistificazione, un’interpretazione selvaggia delle notizie. Invece di una celerità efficace degli scambi, tutto è stato fagocitato dalla sfrenata corsa delle informazioni, precipitando in una dannosa perdita di controllo.
Eppure non è questo l’obiettivo del Signore della comunicazione.
Il suo piano non consiste nel dirottare le potenzialità della globalizzazione, bensì nell’indirizzarle verso la reale condivisione di un messaggio chiaro e assodato, ma per far questo sono necessari impegno e attenzione da parte dell’essere umano.
Un risultato vincente – forse – lo ha raggiunto proprio l’OMS creando una sorta di hotline attiva h24, dove una squadra di comunicatori esperti ha monitorato costantemente le notizie sul web, fornendo attraverso i propri canali istituzionali informazioni verificate e guide per un corretto comportamento, combattendo di fatto, in maniera più efficace, la disinformazione dilagante.
Dobbiamo, perciò, essere noi utenti i primi a saper leggere le notizie, a filtrarle bene, a selezionare le diverse fonti, prima di formarci un’opinione. Dall’altra parte, chi ha in mano l’informazione deve continuare a impegnarsi a fondo nella ricerca di notizie attendibili e agire con grande responsabilità nel condividere un messaggio, perché l’atto della comunicazione – come abbiamo visto – ha un potere immenso.
Per certi aspetti, quasi divino.
Maria Chiara Piazza
Autrice del romanzo “Il signore della comunicazione” (ISEAF Books, 2020), un “urban fantasy” che racconta la comunicazione di oggi attraverso la figura mitologica del dio Hermes. In vendita sul sito della casa editrice (https://www.iseaf.it/negozio/il-signore-della-comunicazione/) e sui principali bookstore online (Amazon, IBS, Libreria universitaria, Feltrinelli). Distribuito da Libro co Italia, è reperibile anche in tutte le librerie.
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