Rispettare la persona e la sua dignità contro ogni forma di discriminazione, rispettare la verità sostanziale dei fatti, come espresso dalla legge istitutiva dell’Ordine, rispettare i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, della Costituzione italiana e della normativa europea. Questo dice la “Carta di Milano sui diritti dei detenuti”, oggi norma deontologica dei giornalisti italiani.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti (Cnog) ha infatti approvato in questi giorni all’unanimità la “Carta di Milano”, che diventa così un protocollo deontologico obbligatorio per tutti i giornalisti. L’approvazione da parte del Cnog conclude il percorso partito con la presentazione a Milano, due anni fa, della “Carta del carcere e della pena” messa a punto dagli Ordini dei giornalisti della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Veneto.
In soli otto articoli la Carta ribadisce il valore di ogni azione che tenda al reinserimento sociale del detenuto, “un passaggio complesso che può avvenire a fine pena oppure gradualmente, come prevedono le leggi che consentono l’accesso al lavoro esterno, i permessi ordinari, i permessi premio, la semilibertà, la liberazione anticipata, l’affidamento in prova ai servizi sociali”.
La Carta raccomanda inoltre “l’uso di termini appropriati in tutti i casi in cui il detenuto usufruisca di misure alternative al carcere o di benefici penitenziari (che non sono – tengono a precisare all’Ordine – equivalenti alla libertà, ma solo una modalità di esecuzione della pena), un corretto riferimento alle leggi che disciplinano il procedimento penale, una aggiornata e precisa documentazione del contesto carcerario, un responsabile rapporto con il cittadino condannato non sempre consapevole delle dinamiche mediatiche, una completa informazione circa eventuali sentenze di proscioglimento”.
L’Ordine dei Giornalisti fa infine sapere che “il tema del rapporto tra informazione e realtà carceraria sarà inserito fra gli argomenti oggetto dell’esame professionale” e che “la violazione di queste regole comporta procedimenti e sanzioni disciplinari”. Le indicazioni riguardano anche il giornalismo online, multimediale e altre forme di comunicazione che utilizzino innovativi strumenti tecnologici, per i quali dovrà essere tenuta in considerazione la loro prolungata disponibilità nel tempo.
Il grave problema della situazione carceraria in Italia (sovraffollamento e carenza di risorse, ma non solo) e l’opzione delle misure alternative quale percorso efficace di rieducazione del condannato mediante l’esecuzione della pena “fuori dalle sbarre” è stato uno degli argomenti affrontati quest’anno anche durante le attività didattiche del Laboratorio di comunicazione giornalistica dell’Università degli Studi di Milano Bicocca coordinato da Marco Mozzoni, professore a contratto all’università milanese e componente esperto del Tribunale di Sorveglianza di Milano.
Qui il testo integrale del documento deontologico approvato dal Cnog (file .doc)
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