Quali sono i punti di forza e di debolezza dell’attuale cooperazione in materia di intelligence all’interno dell’UE? Quali sono le caratteristiche di un’agenzia di intelligence centrale nel meccanismo dell’Unione europea? Potrebbe anche essere possibile la piena cooperazione di intelligence in futuro?
Al giorno d’oggi, i Paesi Europei hanno istituito dipartimenti per la condivisione di intelligence e cooperazione come IntCen, SatCen e Military Staff; ma nessuna di queste organizzazioni funge da agenzia di intelligence centrale.
L’istituzione di moderne piattaforme di condivisione dell’intelligence dell’UE come l’Intelligence College in Europe e la Joint Eu Intelligence School sono un buon inizio nel tentativo di crearne una.
Abstract
Which are the strengths and the weaknesses of the current intelligence cooperation inside the EU? Which are the characteristics of a central intelligence agency in the European Union mechanism? Will it be possible a whole intelligence cooperation in the future?
Nowadays, the EU States have departments of intelligence, aiming to share and cooperate, as IntCen, SatCen and Military Staff; but none of these organizations serves as a central intelligence agency.
The institution of modern EU intelligence sharing platforms such as Intelligence College in Europe and Joint Eu Intelligence School represents a good start in order to create a central one.
Key words: European Union, IntCen, SatCen, Military Staff, ICE, JEIS, intelligence sharing, intelligence cooperation.
1. Introduzione
L’idea di un’agenzia di intelligence europea non è nuova, ma al momento resta solo tale poiché non esiste una organizzazione centralizzata che si occupi di intelligence a tale livello. Il collegamento tra Paesi partner non sempre si rivela facile e per questo sono molteplici gli sforzi per superare i tradizionali accordi bilaterali, la cui validità e utilità è pur sempre riconosciuta.
Per ovviare a tale situazione, da tempo l’Unione Europea ha cercato di potenziare i Dipartimenti già esistenti creando anche due nuove strutture: l’Intelligence College in Europe e la Joint Eu Intelligence School definite due piattaforme per la condivisione dell’intelligence a livello europeo, in grado di contribuire positivamente alla formazione di una visione strategica. Si tratta certamente di una novità nel panorama di riferimento e, probabilmente, di un buon inizio verso la creazione di una struttura unitaria.
2. Le nuove piattaforme di condivisione dell’intelligence
L’Intelligence College in Europe
Il 26 febbraio 2020 a Zagabria in Croazia, 23 paesi europei (20 dell’UE più la Gran Bretagna, Norvegia e la Svizzera) hanno firmato una dichiarazione di intenti per la creazione dell’Intelligence College in Europe, una piattaforma ad uso comune destinata alla formazione e alla condivisione delle principali visioni strategiche di intelligence in ambito europeo. Il progetto, partito anni prima, è stato fortemente sostenuto da una intesa franco-tedesca nata nel 2017, come dimostrato dalle dichiarazioni pubbliche proposte dai rispettivi leader Macron e Merkel in più occasioni.
La funzionalità progettuale si estrinseca attraverso tre direttrici, la prima delle quali è la collaborazione tra le comunità di intelligence e i decisori politici nell’intento di ampliare lo spettro informativo su tematiche di particolare valenza strategica. Un ulteriore passaggio prevede un dialogo sempre più diretto tra le agenzie di intelligence attraverso un confronto tra i vari Direttori ad un livello definito non operativo. Prevista infine una maggiore apertura del settore intelligence all’esterno, con la creazione e la pubblicizzazione di una cultura dell’intelligence che attraverso il settore istituzionale, arrivi e si propaghi nei settori industriale ed accademico.
Pur avendo stabilito la sede a Zagabria, è previsto un Segretariato a Parigi mentre la presidenza, su base volontaria e per la durata di un anno, sarà esercitata a turno da ognuno dei paesi aderenti ed affiancata da un comitato costituito da esponenti della presidenza in uscita e quella subentrante. Il progetto iniziale ha visto il coinvolgimento di 30 Paesi ma alla fine, Bulgaria, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Slovacchia hanno preferito un coinvolgimento meno vincolante adottando uno status di adesione “flessibile”.
Nello scorso mese di settembre l’ICE ha organizzato un webinar aperto ai rappresentanti e responsabili di Italia, Romania e Finlandia; l’evento, dal titolo “Le sfide alla sicurezza europea” è stato incentrato sulla rispettiva visione delle sfide previste per il 21° secolo avuto riguardo all’impatto della tecnologia nel panorama della sicurezza nazionale, sulla propaganda e disinformazione, nonché sulla guerra ibrida.
La Joint Eu Intelligence School
La costituzione del college non è una iniziativa isolata; da oltre un anno è operativa la Joint Eu Intelligence School, un istituto di formazione destinato a funzionari dei servizi di intelligence europei che possono così contare su una sede addestrativa comune e su programmi condivisi. Si tratta di una idea che trae le sue origini nel 2017 poi rientrante tra i tanti progetti approvati nell’ambito della Cooperazione Permanente Strutturata dell’Unione Europea, la cui attivazione risale al 2019.
La sede della JEIS è a Cipro e la direzione del progetto è stata affidata alla Grecia, sulla base di criteri decisionali stabiliti per ognuno dei 17 progetti in ambito PESCO. Nello specifico questo progetto si propone di:
- istruire il personale dei diversi servizi di intelligence europei, diffondendo una visione comune legata agli interessi comunitari;
- attraverso i programmi e i corsi sviluppati, creare una dottrina di intelligence strategica;
- avviare sinergie e scambi di conoscenza su quanto già conosciuto in ambito NATO e ancora da creare in ambito UE, in tale senso la collaborazione con l’Alleanza Atlantica potrebbe seguire nel solco e tramite le risorse della sua Accademia con sede a Oberammergau in Germania.
Anche questo progetto risale ad alcuni anni fa, infatti nel 2017 si è sviluppato un articolato dibattito tra i principali Paesi europei circa la creazione di una eventuale intelligence europea, caratterizzato da una divisione di vedute per i partner che si divisero su due fronti.
Da una parte quello dei favorevoli capeggiati dalla Grecia che attraverso il Commissario Europeo per gli Affari Interni, Immigrazione e Cittadinanza sosteneva una maggiore cooperazione e incoraggiava uno scambio informativo seppure il concetto si rivolgesse in realtà più a una implementazione delle strutture di law enforcement e non di pura intelligence.
L’altro fronte era quello dei paesi contrari a unificare l’intelligence, capeggiato dai tedeschi attraverso i responsabili dei servizi BND (Bundesnachrichtendienst) e BfV (Bundesamt für Verfassungsschutz). Ritenevano infatti che l’Europa fosse già dotata di una struttura in grado di garantire un proficuo scambio informativo; secondo i rappresentanti tedeschi eventuali contatti bilaterali avrebbero assicurato un apporto su questioni più specifiche e delicate ma senza alcun dubbio la nascita di un nuovo servizio unificato avrebbe costituito una inutile sovrapposizione burocratica.
3. Le strutture già esistenti
Esistono già, infatti, una serie di strutture di cooperazione, originate da accordi specifici, alcune delle quali operanti in ambito UE e altre operanti anche al di fuori dell’Unione, che tuttavia presentano caratteristiche specifiche per le quali non si può parlare di sovrapponibilità in termini assoluti. Tra quelle operanti in ambito UE si ricordano:
IntCen
Intelligence and situation center, organismo alle dipendenze del SEAE (in precedenza noto come EU SITuation CENter – SitCen), la cui base giuridica è rappresentata dalla Decisione del Consiglio dell’Unione del luglio 2012; si tratta del principale centro deputato alla condivisione di informazioni che fa capo all’Alto Rappresentante, assume l’attuale denominazione nel 2012 a seguito del riordino del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE/EEAS). Avvalendosi della collaborazione di esperti provenienti dai Servizi di Informazione dei vari Paesi, il suo compito è quello di fornire analisi d’intelligence e quadri di situazione sul terrorismo ed altre minacce all’Alto Rappresentante e a tutti i leader politici dell’UE. Le funzioni specifiche del centro, includono:
- fornire informazioni;
- fornire valutazioni, briefing e altri prodotti di analisi basati su fonti aperte;
- fungere da collettore in ambito UE per le informazioni classificate provenienti dai servizi di informazione e sicurezza dei Paesi membri;
- sostenere e assistere i Presidenti del Consiglio Europeo e della Commissione nell’esercizio delle rispettive funzioni e nelle relazioni esterne.
Il centro opera attraverso due Divisioni: la Divisione Analisi, incaricata di fornire analisi strategiche quale contributo alla sicurezza degli Stati membri e la Divisione relazioni generali ed esterne, che si occupa di questioni legali, questioni amministrative e di tecnologia dell’informazione.
Military Staff
Struttura che opera sotto il coordinamento dell’EU Military Committee, il Military Staff fornisce consulenza e sostegno nel settore della Politica di Sicurezza e Difesa Comune, compresa l’esecuzione delle operazioni di gestione delle crisi nelle missioni a guida UE. Assicura il tempestivo allarme, la valutazione della situazione e la pianificazione strategica nell’ambito dei compiti di Petersberg, comprendente l’individuazione delle forze nazionali e multinazionali da impiegare in missione. Composto dagli esperti militari designati dai Paesi membri, opera anche quale centro di condivisione dell’intelligence a sostegno della sicurezza dell’Unione.
SatCen
Una funzione ancor più specifica è invece svolta dal SatCen, il Centro satellitare dell’Unione Europea con sede a Torrejon de Ardoz in Spagna, funzionalmente dipendente dal SEAE. Si tratta di un centro operativo di intelligence geospaziale in grado di fornire analisi qualificate sia a beneficio dell’Unione e sia ai Paesi membri. L’analisi strategica geospaziale è un elemento fondamentale nel processo di intelligence, che da sempre ha indotto molte agenzie a costituire settori dedicati esclusivamente a questo e a far nascere collaborazioni anche trasversali tra Paesi di diversa aerea geografica. Nonostante gran parte delle informazioni raccolte siano provenienti da reti satellitari commerciali e governative, da tempo il Centro è coinvolto nello sviluppo delle potenzialità del programma Copernicus finalizzato allo sviluppo di servizi europei di informazione basati su dati satellitari; in prospettiva SatCen potrebbe svolgere un ruolo più concreto nel tentativo di promuovere e sviluppare una autonoma capacità nei settori Geoint e Imint.
4. Efficacia e lacune
Le strutture esaminate, pur nella loro diversità di funzione, contribuiscono a un sistema integrato di intelligence ancora non completo ma che rappresenta un grosso passo avanti rispetto al passato. Prendendo come parametri di riferimento alcune delle principali fasi di un processo di intelligence (collection, processing, analysis and evaluation, dissemination, tasking and control), si notano certamente elementi che dimostrano l’efficacia delle strutture esistenti, unitamente ad altri che rendono l’idea di quanto lavoro ci sia da fare per pervenire al completamento auspicato.
Per quanto attiene alla collection occorre ricordare che l’UE non ha un mai istituito formalmente una agenzia unica di intelligence, per cui ogni Paese raccoglie informazioni nell’ambito della propria sfera di interesse; informazioni più o meno riservate ma soprattutto open-source, molto spesso utilissime se processate con la dovuta precisione.
L’aspetto relativo al processing attualmente non è compitamente sviluppato; in questo circuito è inclusa l’elaborazione dei dati satellitari, ambito di azione del citato SatCen che pur sviluppando delle attività di tutto rispetto, risente della mancanza di una propria rete di satelliti da gestire, limitandosi, conseguentemente ad acquisire dati provenienti da altri settori.
“Analysis and evaluation”: sono entrambi due degli aspetti che contribuiscono a gestire le crisi imminenti o addirittura di poterle prevenire. In un contesto quale quello dell’Unione è indispensabile che IntCen e EuMS sviluppino al massimo tali capacità per giungere agli scopi prefissi. Come più volte detto l’Unione Europea non dispone di proprie fonti di raccolta informazioni, aspetto che la rende dipendente dalle varie organizzazioni di intelligence nazionali. Queste ultime sono ovviamente espressioni di sovranità nazionali dove si intersecano interessi a migliorare la propria posizione, diffidenze nei confronti di altri partner e problematiche inerenti la sicurezza delle informazioni; ne discende che anche l’aspetto della “dissemination” sia da rivedere.
Le fasi del “Tasking and control” partono dallo svantaggio di essere il prodotto di un ciclo ove la capacità di analisi è limitata; nonostante questo, se ci si adopera affinché IntCen magari coadiuvato dalle due piattaforme produca una capacità di analisi anche di tipo strategico, allora è possibile ipotizzare un salo di qualità a beneficio del sistema.
5. Conclusioni
E’ davvero difficile immaginare, allo stato, un’intelligence europea vista in un contesto di struttura organica e potenzialmente in grado di operare autonomamente nei suoi aspetti principali. Come spiegato, esiste l’IntCen preposta alla raccolta e alla condivisione di informazioni open source; il SatCen che processa i dati satellitari disponibili; il Military Staff che fornisce il suo contributo nelle missioni a guida UE.
Rappresentano invece una novità la scuola di intelligence europea progettata esclusivamente per i funzionari dell’Unione e l’Intelligence College, una piattaforma di confronto e programmazione strategica dell’intelligence di cui fanno parte anche Paesi non appartenenti all’area comunitaria. Lo sono sia perché il loro scopo è quello di contribuire ad acquisire una visione comune legata agli interessi comunitari, ma soprattutto perché nell’elaborare il concetto diformazione comune aspiranoacreare una dottrina di intelligence strategica, momento caratterizzante di un progetto di alto livello.
Non vi sono elementi certi per stabilire quanto tempo occorrerà per una tale piena operatività e forse sussistono anche dei dubbi circa la piena fattibilità del progetto che prevede il superamento di logiche nazionali sempre presenti e condizionanti tale processo di evoluzione.
Si tratta di tentativi che delineano un quadro in costante sviluppo. Una maggiore cooperazione di intelligence produrrebbe significativi vantaggi, consentendo all’UE di perseguire una politica di sicurezza e difesa più efficace ed essere un attore di maggiore spesso nel panorama internazionale. Su tali considerazioni i Paesi europei dovrebbero adoperarsi nel tentativo di aumentare la cooperazione, probabilmente cominciando a elaborare riforme che investano inizialmente i singoli apparati di intelligence nazionali avviando quei processi propedeutici a un cambiamento conforme ai propositi iniziali.
Pietro Lucania
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