Sembrano in crescita nel vecchio continente gli attacchi alla libertà di stampa.
L’ultimo rapporto di Media Freedom Rapid Response (MFRR), progetto finanziato dalla Commissione Europea, denuncia nel primo semestre 2023 ben 575 violazioni nei paesi membri e candidati, di cui 307 nei primi e 268 nei secondi.
Nei paesi membri prevalgono gli attacchi verbali come insulti e diffamazione dei giornalisti (36%), seguiti da azioni legali temerarie (25%), violenze fisiche (21%), attacchi alla proprietà (17%) e – purtroppo ancora – censura (14,3 per cento).
Sarebbero stati perpetrati da singoli individui (29% dei casi), ma anche da polizia e forze dell’ordine (16%), governi e funzionari di Stato (14%), aziende (7%), partiti politici (5%), amministrazioni pubbliche (4%), organi giudiziari (3,6 per cento).
Tra i principali contesti di commissione delle violazioni figurano online (20%), manifestazioni (17%), tribunali (12%), luoghi pubblici (12%), eventi (7%), uffici (6%), canali mediatici tradizionali (5,5%), conferenze stampa (5%), stazioni di polizia (2,3 per cento).
Cosa succede, in particolare, in Italia?
Secondo MFRR tra gennaio e giugno il nostro Paese avrebbe registrato “un numero allarmante di violazioni alla libertà di stampa, con un totale di 42 casi documentati che hanno coinvolto 60 persone: si è trattato prevalentemente di attacchi verbali (43%) e minacce legali / azioni vessatorie (31%)”.
Per dovere di cronaca vanno infine segnalati, sempre all’ombra del Tricolore, “sette casi di violenza fisica a danno di giornalisti, fotoreporter, cineoperatori in luoghi pubblici e durante manifestazioni” e “tre casi di minacce di morte”.
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