PAVIA – “Dalla ricerca è emerso che, mentre la fragilità fisica – come prevedibile – aumenta con l’età, gli individui più giovani presentano una maggiore vulnerabilità sociale”.

Sono, in sintesi, i risultati di uno studio coordinato da Chiara Cerami e Chiara Crespi, di IUSS e Università di Pavia, che hanno lavorato su un campione di oltre 1200 Italiani intervistati durante il lockdown dello scorso marzo.

Il paper è uscito oggi su PsyArXiv.

“L’isolamento sociale e la solitudine percepita in seguito all’epidemia di Covid-19 – spiegano le ricercatrici – sono in grado di esercitare effetti drammatici nella popolazione”.

“La vulnerabilità psicosociale – proseguono – rappresenta un fattore di rischio in grado di determinare, in caso di infezione, un esito più grave, interagendo anche sull’efficienza del sistema immunitario”.

È per questo che “l’individuazione precoce di categorie vulnerabili, a rischio di ammalarsi e di sviluppare cambiamenti duraturi dello stato di salute, rappresenta una sfida, con risorse da destinarsi a interventi mirati di gestione del disagio”.

Una tendenza intercettata con largo anticipo dal gruppo di ricerca indipendente Brainfactor Research, che già a maggio aveva diffuso dati esplicativi che mostravano nero su bianco come “in Italia oltre il 39% dei giovanissimi risulta patologico alla Coronavirus Anxiety Scale”.

“Stati di confusione, immobilismo tonico, insonnia, perdita di appetito, stress addominale” era infatti la sintomatologia lamentata da più del 96% degli under-20 nelle ultime due settimane antecedenti il periodo della rilevazione.

Reference:

Chiara Cerami, Marco Canevelli, Gaia Santi, Caterina Galandra, Alessandra Dodich, Stefano Cappa, Tomaso Vecchi, Chiara Crespi, “Identifying frail populations for disease risk prediction and intervention planning in the Covid-19 era: a focus on social isolation and psychosocial vulnerability”, PsyArXiv, preprint, 2020

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