“Mind and cosmos. Why the materialist neo-darwinian conception of nature is almost certainly false”, ovvero “Mente e cosmo. Perchè la concezione neodarwinista della natura è quasi sicuramente falsa”, un libro importante e provocatorio questo di Nagel, pubblicato in Gran Bretagna dalla Oxford University Press, che si è meritato la copertina della sezione della scienza del “New York Times” e numerose recensioni della stampa anglosassone.
In esso il filosofo, professore di diritto e filosofia alla New York University, autore di uno dei più influenti scritti sulla mente degli anni ’70, “Cosa si prova ad essere un pipistrello?”, smonta le premesse della scienza darwiniana, nella quale siamo immersi. Incolpata di non riuscire a spiegare la sede del pensiero umano e, quindi, “quasi sicuramente falsa”, come si legge nel sottotitolo del libro.
Nell’ “Introduzione” e nel capitolo “Antiriduzionismo e ordine naturale”, Nagel premette che non intende considerare la mente come una realtà supernaturale o extranaturale, collocata, in qualche modo, al di sopra o al di fuori del cosmo del titolo del libro. Tuttavia, se la inseriamo nell’universo all’interno del quale viviamo, le interpretazioni darwinistiche sono, quasi certamente, sbagliate.
“Per molto tempo ho trovato la spiegazione materialista di come noi esseri umani, e gli organismi che ci accompagnano, sono arrivati all’esistenza difficile da credere”, scrive Nagel nell’Introduzione al libro, “Più aumentano i dettagli che abbiamo sulle basi chimiche della vita e le complicazioni del codice genetico, più difficile da credere diventa il tradizionale approccio che spiega la nascita della mente come un fatto storico”, ovvero una tappa del processo evolutivo.
L’autore giudica improbabile, considerate le ultime scoperte di biologia e genetica, che “forme di vita che si autoriproducano possano essere arrivate all’esistenza spontaneamente sulla terra soltanto grazie alle leggi della fisica e della chimica” e denuncia anche l’incertezza che esiste nella comunità scientifica sul fatto che “una serie di mutazioni genetiche abbiano permesso alla selezione naturale di produrre gli organismi che di fatto esistono”.
Con questi dubbi provocatori Nagel vuole mettere in dubbio il consenso scientifico che esiste in questo momento e, di conseguenza, il significato di “oggettività”, ovvero del modo in cui la nostra ragione arriva alla conoscenza della realtà. “Il mondo è un posto incredibile”, scrive l’autore di “Mind and cosmos”, “e l’idea che abbiamo in nostro possesso gli strumenti necessari per capirlo non è più credibile oggi di quanto lo fosse ai tempi di Aristotele”.
Tocca al filosofo, spiega Nagel, “investigare i limiti anche delle forme più sviluppate e di maggiore successo della conoscenza scientifica contemporanea. Gli esseri umani non possono rinunciare alla speranza di una soluzione finale, ma l’umiltà intellettuale richiede che resistiamo alla tentazione di credere che mezzi del tipo che abbiamo siano sufficienti per comprendere l’universo nel suo complesso”.
Per dimostrare la sua tesi Nagel procede, nei successivi capitoli, intitolati “Consapevolezza”, “Cognizione” e “Valore”, a chiedersi se la metodologia attuale della scienza, nella quale soltanto le prove fisiche contano, è in grado di spiegare questi tre fenomeni. La conclusione è negativa. “L’evoluzione ha dato vita a molteplici organismi, per i quali le cose possono andare male o bene, e, in alcuni di essi, vi è anche la capacità di puntare consapevolmente al loro bene e, in ultima analisi,a che cosa è bene in se stesso”, scrive l’autore nella sezione dedicata al valore. Aspetti che non “possono essere un effetto secondario e casuale della selezione naturale”, ma richiedono una “spiegazione “teleologica”.
Ovvero, secondo Nagel, che pure resta ateo, la natura ha un suo obbiettivo e tende al bene. L’autore propone in queste pagine centrali del libro, nel capitolo dedicato alla consapevolezza, la sua teoria di una “teleologia naturale” nella quale appaiono esseri per i quali le cose possono essere buone o cattive e che portano valore nel mondo.
Secondo Jack Miles, che ha recensito il libro per la “Los Angeles review of books”, il volume è stato interpretato, dai critici americani, come una difesa indiretta del creazionismo, ma Nagel chiarisce, in queste pagine centrali del volumetto, che per lui non esiste un essere soprannaturale che abbia ordinato il mondo.
Non è chiaro perchè l’autore, pur dichiarandosi ateo, difenda le teorie dell’”intelligent design”, corrente di pensiero secondo la quale alcune caratteristiche dell’universo e delle cose viventi sono spiegabili meglio attraverso una causa intelligente che non attraverso un processo non pilotato come la selezione naturale, ma le sue parole, all’inizio del libro, non lasciano dubbi sulla simpatia che il filosofo ha per autori come Michael Behe e Stephen Meyer.
Nell’Introduzione a “Mind and cosmos”Thomas Nagel dice di essere stato stimolato dall’attacco lanciato al darwinismo, in anni recenti, da questi difensori dell’intelligent design che partono da una prospettiva religiosa e li difende dalle critiche di altri filosofi.
“Anche se uno non viene attirato all’alternativa di una spiegazione che si rifà alle azioni di un grande disegnatore, i problemi che questi iconoclasti pongono per il consenso scientifico ortodosso dovrebbero essere presi seriamente”, scrive Nagel, “Non si meritano il disprezzo con il quale vengono, di solito, accolti. E’ chiaramente ingiusto”.
Silvia Guzzetti
Il libro:
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