ROMA – Alla “Nuvola” di Roma ha chiuso oggi i battenti il 54° Congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN). Oltre 1.500 i contributi scientifici presentati e 3.500 i partecipanti, che hanno condiviso i progressi registrati negli ultimi tempi dalla disciplina. “L’esplosione dei trattamenti biologici e genetici ha rivoluzionato la gestione clinica di patologie che fino a pochi anni fa erano considerate orfane e intrattabili”, dice il presidente del congresso Alfredo Berardelli.
Non sono mancati aggiornamenti sul Piano Strategico “One Brain, One Heath” (vedi servizio di Brainfactor del 13/3/2024) che vede l’Italia all’avanguardia: “abbiamo già in atto infatti una interlocuzione con le istituzioni per la creazione di un Tavolo per la Salute del Cervello e iniziative volte a ridurre il peso delle malattie neurologiche anche attraverso una attiva politica di prevenzione e di conoscenza dei fattori di rischio”, spiega il presidente SIN Alessandro Padovani.
In merito all’Alzheimer si vede “una luce in fondo al tunnel… Ma è ancora una sfida l’identificazione di terapie efficaci per le fasce d’età in cui la demenza è più diffusa”, confessa Annachiara Cagnin dell’Università di Padova: “è improbabile che il targeting dell’amiloide come strategia unimodale sia sufficiente e le terapie future potrebbero dover essere multimodali, mirando a target che coinvolgono diversi meccanismi patogenetici”.
Gli scenari del Parkinson vedono “progressi nell’utilizzo della stimolazione cerebrale profonda e nella neuroablazione del nucleo ventrale intermedio mediale del talamo (VIM) con ultrasuoni focalizzati sotto guida della risonanza magnetica (MR-guided Focused Ultra-Sound o MRgFUS), tecniche ormai presenti sul territorio nazionale a conferma della loro efficacia”, sottolinea Fabrizio Stocchi dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Roma.
Cristina Tassorelli dell’Università di Pavia conferma che negli ultimi anni “le scienze dell’emicrania hanno assistito a enormi progressi: i modelli sperimentali hanno fornito informazioni utili sulle strutture cerebrali che mediano gli attacchi, chiarendo il ruolo di alcune vie di neurotrasmissione, permettendo così di identificare molecole-chiave con il risultato che l’armamentario terapeutico si è enormemente arricchito”.
“Progressi notevoli”, aggiunge Simona Sacco dell’Università de L’Aquila, anche nell’ictus ischemico, “la forma più comune di ictus, causata dall’ostruzione di un’arteria cerebrale da parte di un coagulo o trombo; la rimozione tempestiva di questo trombo, tramite farmaci o tecniche meccaniche, può ridurre in modo significativo il rischio di morte e di disabilità”.
Grazie alla “genetica, allo sviluppo di nuovi modelli di malattia, tecnologie di screening farmacologico, neuroimmagini e modalità terapeutiche innovative, più di 200 nuove terapie per l’epilessia sono attualmente in fase preclinica o clinica, inclusi molti trattamenti che agiscono secondo nuovi meccanismi d’azione”, fa sapere Angelo Labate dell’Università di Messina.
In merito alla sclerosi multipla, “il costante aggiornamento dei criteri diagnostici, l’ultimo dei quali del 2024, ha portato a una progressiva anticipazione della diagnosi con conseguente possibilità di decisioni terapeutiche sempre più precoci”; anche il trattamento “si è evoluto in modo sostanziale grazie all’introduzione di terapie modificanti la malattia (DMT) sempre più efficaci”, conferma Massimo Filippi dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Nonostante “le opzioni di trattamento siano ancora limitate – informa Valeria Sansone dell’Università di Milano – una serie di studi e sviluppi terapeutici relativi alle mutazioni della superossido dismutasi 1 (SOD1) hanno fatto progredire la comprensione della fisiopatologia della sclerosi laterale amiotrofica (SLA), contribuendo in modo significativo alle strategie di trattamento dei disturbi del sistema nervoso centrale”.
Infine, per quanto riguarda la miastenia gravis, “terapie molecolari che includono gli anticorpi monoclonali ad azione differenziata sui linfociti B, sul complemento, sul recettore Fc neonatale e, più recentemente, le terapie CAR-T si stanno affermando come promettenti presidi terapeutici innovativi”, dice Rocco Liguori dell’Università di Bologna.
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