Secondo un recente rapporto di UNESCO Women in Science, solo il 30% dei ricercatori è donna. Come sono messe le riviste scientifiche al proposito?
Nel 2011 una indagine di Amrein e colleghi parlava di una rappresentanza femminile nei comitati editoriali delle riviste mediche del 18% medio, che scendeva al 15% nella “rosa” delle 5 più importanti.
Nel 2020 è ancora così?
Se lo sono chiesti i ricercatori dell’Università di Verona Sara Mariotto, Giorgia Beatrice, Sara Carta, Silvia Bozzetti e Alessandro Mantovani, che hanno condotto uno studio su 364 riviste specializzate in neurologia indicizzate in Scimago Journal and Country Rank (SJR).
Risultato?
In dieci anni si è notato un certo miglioramento, ma si potrebbe fare molto di più. Detto in cifre: a oggi la rappresentanza delle donne nei “board” editoriali delle riviste neurologiche è del 21,3%, con livelli più alti registrati in Nord America (23,9%) e più bassi in Asia (10,1 per cento).
Per quanto riguarda i direttori, la quota rosa sembra essere ancora un orizzonte lontano, se è vero che solo l’11,7% di queste riviste ha un “editor” donna.
A differenza della composizione dei comitati, in questo caso è l’Europa a guidare il cambiamento, seppure con un timido 13,1%, mentre ultime si posizionano Africa e Sud America, dove di “direttrici” non c’è nemmeno l’ombra.
Lo studio:
Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay
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