ROMA – I più comuni sono insonnia (20-30%), parasonnie (25%), disturbi del ritmo circadiano (7%), disturbi respiratori del sonno (2-3%), disturbi del movimento legati al sonno (1-2%), ipersonnie (0,2%). Sono i dati relativi ai disturbi del sonno tra i bambini, resi noti oggi al 74° Congresso della Società Italiana di Pediatria, in corso a Roma presso la Pontificia Università San Tommaso D’Aquino “Angelicum”.
Numeri importanti, se si pensa che, nei paesi industrializzati, il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni ne soffre. In generale, poi, va registrata anche nei più piccoli la tendenza a dormire poco, in media due ore in meno rispetto al secolo scorso, a causa dei ritmi frenetici, dell’aumento delle luci artificiali, dell’utilizzo precocissimo dei dispositivi elettronici, in grado di disturbare il ritmo sonno-veglia naturale.
Tra le cause – si evidenza al congresso – possono coesistere molteplici fattori: da cause organiche a una cattiva igiene del sonno. Le prime riguardano ad esempio i fattori genetici e l’ordine di nascita: gli studi riportano una maggiore frequenza di insonnia nei primogeniti e nei figli unici. Ma “anche una depressione materna può essere all’origine: sembra infatti che il 38% delle madri dei cattivi dormitori abbia sintomi nevrotici e/o depressivi, mentre l’85% sentimenti ambivalenti nei confronti del bambino”.
Gli errori di comportamento dei genitori possono manifestarsi durante i risvegli, come la tendenza ad accorrere subito e a prendere in braccio il bambino e l’abitudine alla condivisione del letto dei genitori (“cosleeping”). Altro fattore importante è l’alimentazione, se è vero che “i risvegli notturni a 6 e a 12 mesi sono più frequenti nei bambini allattati al seno (52%), rispetto a quelli allattati artificialmente (20%), probabilmente perché l’allattamento al seno avviene più frequentemente al bisogno, cioè su domanda del piccolo”.
Le conseguenze di una scarsa qualità del sonno nei bambini “sono molteplici e molto spesso misconosciute: infatti, una cattiva qualità del sonno può comportare diversi disturbi che molti non attribuiscono ad una alterazione dello stesso”. Si parla di ridotte prestazioni scolastiche e di problemi di apprendimento (il 28% dei bambini con insufficiente quantità di sonno si addormenta a scuola una volta a settimana, il 22% facendo i compiti, il 32% è troppo stanco per fare sport”), ma anche di disattenzione, ridotta memoria di lavoro, scarso controllo degli impulsi, disregolazione del comportamento, rischio di traumi accidentali, obesità, disturbi metabolici, predisposizione al diabete, aumento del rischio di sviluppare ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio e disturbi depressivi.
Che fare dunque per arginare questa tendenza? “Prevenire i disturbi del sonno si può”, affermano i pediatri, che con il progetto “Dormire bene per Crescere Bene”, presentato oggi dalla Società Italiana Cure Primarie Pediatriche (Sicupp), intendono aumentare le conoscenze dei pediatri di famiglia affinché possano fornire ai genitori indicazioni utili per favorire una più corretta igiene del sonno dei bambini. “Molto importante – spiegano – è la prevenzione nel primo anno di vita: le abitudini errate acquisite in questo periodo renderanno più difficile avere un’autonomia di addormentamento anche negli anni successivi. E Le buone abitudini vanno consolidate durante la crescita”.
In sintesi, ecco il decalogo del dormire sani, per bambini e genitori, messo a punto dai pediatri italiani:
- rispettare l’orario della nanna tutte le sere;
- far dormire il bambino sempre nello stesso ambiente;
- dissociare la fase di alimentazione da quella dell’addormentamento;
- rispettare l’orario dei pasti durante il giorno;
- mai usare il tablet o altri dispositivi elettronici dopo cena;
- non dare troppo cibo o acqua prima di dormire;
- regolare con attenzione l’esposizione alla luce;
- evitare sostanze eccitanti dopo le ore 16;
- favorire un’alimentazione equilibrata;
- infine, no ai bambini nel “lettone”.
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