Prevenzione Alzheimer, studi inconsistenti?

Prevenzione Alzheimer, studi inconsistenti?BETHESDA – Presentato oggi al National Institutes of Health (NIH) un monumentale “evidence report” sulla prevenzione dell’Alzheimer. Stilato da un panel di esperti indipendenti reclutati dalla Agency for Healthcare Research and Quality (AHRC), il rapporto metterebbe in dubbio la “consistenza” degli studi che hanno sinora cercato di correlare fattori di rischio e fattori protettivi con lo sviluppo della malattia e con il suo caratteristico declino cognitivo.

Dopo avere analizzato più di 250 studi, oltre a 25 rassegne sistematiche sull’argomento, tutti indicizzati in Medline e nel Cochrane Database of Systematic Reviews, gli esperti sono giunti alla conclusione che “solo pochi fattori hanno mostrato una associazione consistente con l’Alzheimer (AD) o con il declino cognitivo: il diabete, l’allele epsilon 4 del gene dell’apolipoproteina E (ApoE-e4), il fumo, la depressione”. Dei fattori protettivi, invece, quelli che avrebbero mostrato “discreta consistenza” sono soltanto l’attività intellettuale e l’attività fisica.

Ma – sottolineano – “associazione consistente non significa robustezza dei risultati, perché gli studi erano spesso limitati e scarsa la qualità delle evidenze; inoltre l’effetto di modificazione del rischio delle associazioni riportate era generalmente da minimo a moderato per l’AD e minimo per il declino cognitivo”.

Allo stesso tempo, alcuni dei fattori che nella review non hanno mostrato associazioni con l’Alzheimer o con il declino cognitivo potrebbero in realtà avere “un ruolo influente sul livello cognitivo, anche se non vi è sufficiente evidenza per arrivare a questa conclusione, perché alcuni di questi fattori non si prestano bene alla randomizzazione, richiedendo studi osservazionali rigorosi per poter valutare il loro effetto”.

Prevenzione Alzheimer, studi  inconsistenti?

Complessivamente i fattori considerati nel rapporto, prodotto in vista della State of the Science Conference sulla prevenzione dell’Alzheimer, appena conclusasi a Bethesda, quartier generale dell’NIH (nella foto un momento della conferenza), fanno parte di 5 macrogruppi: fattori nutrizionali, condizioni mediche e farmaci prescritti, fattori comportamentali sociali ed economici, fattori ambientali tossici, fattori genetici.

In sostanza, come ribadisce oggi un intransigente comunicato stampa NIH, il panel di esperti ritiene che la ricerca condotta sinora in materia sia “generalmente inadeguata” e gli studi “non rigorosi” per poter valutare in modo affidabile l’associazione fra fattori protettivi e di rischio e l’Alzheimer o il declino cognitivo. E’ ancora presto, dunque, per formulare raccomandazioni sugli interventi di prevenzione possibili…

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