Lesioni gravi all’amigadala ridurrebbero la preoccupazione per la perdita al gioco d’azzardo. Lo ha chiarito un gruppo di ricerca del California Institute of Technology (Caltech) coordinato da Benedetto de Martino, il cui studio è stato pubblicato oggi sui Proceedings of the National Academy of Sciences (de Martino B et al., Amygdala damage eliminates monetary loss aversion, Pnas, Feb 2010).
E’ noto che l’amigdala, nucleo sottocorticale localizzato nel lobo temporale mediale di entrambi gli emisferi, registra reazioni emotive rapide ed è implicata nella depressione, nell’ansia e nell’autismo.
De Martino e colleghi hanno studiato pazienti con gravi lesioni all’amigadala dovute a malattie genetiche, scoprendo che entrambi i soggetti assumevano rischi maggiori rispetto ai controlli sani durante giochi d’azzardo che costituivano i compiti sperimentali (gambling).
“In pratica i soggetti con le amigadale danneggiate non mostravano reazioni avverse alle perdite al gioco, come invece accadeva nei soggetti normali”, spiega in una nota stampa de Martino, dell’University College di Londra e visiting professor al Caltech.
“Riteniamo pertanto che l’amigdala, così come avviene nel caso della paura e dell’ansia, riveste un ruolo chiave nel renderci cauti in situazioni in cui possiamo subire perdite sostanziose, come il gioco d’azzardo”, conclude il ricercatore italiano in USA.
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