“Stamattina non riesco proprio ad alzarmi!” Una frase che almeno una volta è comparsa nei pensieri di tutti noi al suono mattutino della sveglia. Più che un rifiuto ad intraprendere gli impegni giornalieri, questa affermazione nasconde invece una profonda verità scientifica: il nostro cervello ha bisogno di dormire perché, durante il sonno, vengono svolte importanti funzioni cognitive come il consolidamento dei ricordi, il potenziamento dell’attenzione e il mantenimento dell’equilibrio socio-emotivo.
Seppur con differenze individuali, il numero di ore di sonno consigliato dall’American Academy of Sleep Medicine (AASM) è di almeno otto a notte. Di conseguenza, quando i fondamentali processi notturni del cervello vengono bruscamente interrotti dal suono prematuro della sveglia, ecco comparire la tipica sensazione di stanchezza accompagnata da un irrefrenabile desiderio di ricominciare a dormire.
Sensazione, questa, particolarmente frequente negli adolescenti, il cui orario di ingresso a scuola spesso non coincide con la loro effettiva necessità di riposo. In questa delicata fase dello sviluppo, infatti, emerge spesso una naturale tendenza ad andare a dormire tardi la sera e dormire di più al mattino, come conseguenza del fisiologico rallentamento dei ritmi sonno-veglia che avviene durante l’adolescenza. Gli effetti di un prolungato riposo mattutino sono ampiamente studiati nella letteratura scientifica e numerose evidenze ne riportano i profondi benefici, suggerendo la possibilità di posticipare l’ingresso scolastico per gli studenti in età adolescenziale.
In particolare, un recente studio italiano svolto presso il Dipartimento di Psicologia della Sapienza e guidato da Luigi De Gennaro, si è proposto di analizzare gli effetti di un ingresso posticipato a scuola sulla salute e sul rendimento scolastico degli studenti. Per farlo, i ricercatori si sono avvalsi della collaborazione del dirigente scolastico Salvatore Giuliano, ex sottosegretario al MIUR, e degli studenti dell’Istituto Ettore Majorana di Brindisi.
Lo studio ha preso in esame un interno anno scolastico (da Ottobre 2018 a Maggio 2019), durante il quale una parte degli studenti è entrata a scuola alle 8.00 del mattino come di consueto, mentre per un’altra parte di loro l’ingresso è stato posticipato di un’ora (alle ore 9.00). Nel corso di questo periodo, i ricercatori hanno raccolto sia misure soggettive (questionari relativi alla qualità ed alla durata del sonno dei ragazzi) che misure oggettive (ritardi, assenze, test sul rendimento scolastico e sul mantenimento dell’attenzione) al fine di valutare accuratamente gli esiti della manipolazione sperimentale.
Alla fine dell’anno, il gruppo di ricerca ha rilevato importanti risultati che sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature and Science of Sleep. A conferma delle ipotesi iniziali, l’ingresso posticipato ha avuto effetti positivi sulla durata del sonno aumentandola significativamente al mattino, senza tuttavia tradursi in un ritardo nell’addormentamento serale. A sua volta, l’incremento delle ore di sonno si è tradotto in un miglioramento delle performance diurne degli studenti: maggior concentrazione, minor assenteismo e visibile aumento del rendimento scolastico sono stati registrati nel gruppo di studenti con orario di ingresso posticipato. Questi benefici, inoltre, sono apparsi particolarmente evidenti durante i mesi invernali, a conferma di precedenti evidenze secondo cui i ritmi biologici umani, sensibili ai cicli giornalieri di luce e buio, necessitano di un maggior numero di ore di sonno d’inverno rispetto che durante l’estate.
Oltre ad aprire interessanti prospettive per ulteriori ricerche, questi risultati comportano importanti implicazioni di natura immediata. In un periodo così complesso per il sistema scolastico, in cui la didattica in classe sta cercando di ripartire non senza diffuse problematiche logistiche, la conoscenza del ritmo biologico degli studenti potrebbe rivelarsi uno strumento estremamente utile per organizzare il ritorno a scuola.
Come suggerisce lo stesso De Gennaro, una volta suddivisi gli studenti in fasce circadiane sulla base dei ritmi sonno-veglia di ognuno, si potrebbero organizzare gli ingressi in aula secondo le fasce individuate, massimizzando così il rendimento scolastico ed alleggerendo notevolmente la pressione sui mezzi di trasporto. Una soluzione che, insieme ad altre misure messe in atto, potrebbe rivelarsi una risorsa fruttuosa per gestire al meglio la riapertura delle scuole e scongiurare un imminente ritorno alla didattica a distanza. Chissà che, in un futuro post-pandemico, l’entrata posticipata a scuola non diventi per tutti la normalità.
Clara Pizzolo
Lo studio
Photo by Taylor Wilcox on Unsplash
A Genova invece si sono inventati entrate diversificate, alle 08 e alle 10 circa, con evidenti disparità, all’inizio dell’anno scolastico. Di certo l’inverno è pesantissimo per i più giovani, costretti ad alzarsi con il buio e molto presto, dato che sovente la scuola si trova lontano da casa….