NAPOLI – Quello che si apprezza di più del 53° Congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN), in chiusura oggi nella suggestiva cornice della “Mostra d’Oltremare” ai Campi Flegrei di Napoli, è la visione condivisa rivolta al futuro che vuole rispondere responsabilmente non solo ai bisogni tradizionali, ma anche alle nuove richieste di aiuto da parte di una popolazione destinata, come ben sappiamo, a invecchiare inesorabilmente e che i “servizi” – SSN ma non solo – non possono trascurare per non arrivare, prima o poi, al collasso del sistema.
Fa ben sperare allora l’entusiastica partecipazione dei giovani neurologi a un evento che si è configurato come una vera e propria maratona disciplinare, articolatasi in una quattro giorni ricchissima di appuntamenti, tra simposi, corsi di aggiornamento, workshop, sessioni plenarie, comunicazioni orali e “poster” sui risultati più recenti della ricerca a livello internazionale, in cui batte forte il cuore italiano.
Forse non tutti sanno invece che “sul territorio sta nascendo la figura di un nuovo neurologo che s’inserirebbe all’interno dei diversi contesti assistenziali per gestire il collegamento tra ospedali, territorio e famiglia o caregiver”. Lo annuncia il direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre Rocco Quatrale alla conferenza stampa di chiusura del congresso, sottolineando che ciò garantirà il “collegamento ottimale tra i vari livelli del percorso assistenziale, a ponte tra ospedale e territorio, cioè una reale assistenza di prossimità”.
In questa direzione anche le tecnologie di telemedicina e di “salute mobile” (mobile health o mHealth), che prevede l’uso dei ritrovati multimediali di telecomunicazione integrati in sistemi wireless di erogazione dell’assistenza sanitaria che “stanno assumendo un’importanza crescente nell’intensificazione dei modelli erogativi a domicilio”. I modelli organizzativi a rete, infine, consentono “un’interdipendenza tra i diversi servizi offerti al paziente nelle varie fasi della malattia, ma anche un’integrazione tra servizi sanitari e non sanitari per la presa in carico della persona e del suo nucleo familiare, nell’ottica della cosiddetta neurologia di prossimità”.
Un’altra novità di rilievo è lo sviluppo anche in Italia della “neurologia di precisione”, cioè la capacità di effettuare interventi mirati e personalizzati per le malattie neurologiche, avvalendosi nella diagnosi, oltre che delle informazioni tradizionali ottenute dall’anamnesi, dall’esame clinico, dalla diagnostica per immagini, anche di informazioni genomiche e metabolomiche, di dati di analisi dell’eloquio e di quelli da dispositivi indossabili.
Sul versante del trattamento, la neurologia di precisione usa terapie mirate ad esempio su alterazioni genomiche specifiche che possono consentire un intervento tempestivo o la prevenzione di malattie come l’epilessia, la sclerosi multipla, la miastenia gravis. In tale contesto, si aggiungano poi la neurostimolazione di precise aree cerebrali con microstimolazioni elettriche, la “neurochirugia con guida a imaging”, la “chirurgia a ultrasuoni focalizzati guidati da risonanza magnetica (MRgFU)” per i tumori del sistema nervoso centrale e forme intrattabili di disturbi del movimento.
Tra questi ultimi la malattia di Parkinson, per la quale, spiega il prof. Alfredo Berardelli, emerito della Sapienza di Roma e presidente SIN in uscita, “l’individuazione precoce è fondamentale ai fini della prognosi: la scoperta dell’alfa sinucleina, forma mutata della proteina sinucleina che diviene tossica rendendosi verosimilmente responsabile dei fenomeni di neurodegenerazione che caratterizzano la malattia, ha aperto la strada all’identificazione di questa proteina mutata in vari distretti quali la cute, il sangue, il liquido cefalorachiano e la saliva come possibile marcatore biologico”. In popolazioni a rischio, prosegue, “è ipotizzabile che le alterazioni della sinucleina possano essere evidenziate anche nelle fasi prodromiche: vari studi hanno dimostrato che già molti anni prima dell’esordio clinico a carico di varie strutture s’instaurano alterazioni di tipo neurodegenerativo che precedono la comparsa dei classici segni clinici di malattia”.
Promettono di “determinare una svolta nel panorama terapeutico di molte malattie, prima fra tutte l’Alzheimer (AD)” anche i farmaci di precisione, consistenti negli anticorpi monoclonali, “molecole progettate in laboratorio per colpire esattamente il meccanismo biologico che sta alla base della malattia e che per questo vengono chiamate da molti farmaci biologici o biosimilari”. Attenzione però, avverte il prof. Alessandro Padovani dell’Università di Brescia e presidente eletto SIN: nel caso dell’AD “è importante far capire ai pazienti che non sono la cura della malattia, ma che soltanto la rallentano, anche se per la prima volta in modo vigoroso”; inoltre “non vanno bene per tutti, ma sono indicati in pazienti con malattia precoce e con ridotta probabilità di effetti collaterali”.
Non si sbaglia sicuramente allora ad agire sui “cofattori preventivi”, in grado – come dimostra un numero sempre maggiore di studi – di ridurre il rischio di insorgenza della malattia: tra questi scolarità, isolamento sociale, attività fisica, dieta, inquinamento ambientale, fattori di rischio cardiovascolare, diabete, ipertensione, obesità; infine, “sempre più importante appare il ruolo protettivo di un adeguato e tempestivo trattamento dei disturbi del sonno e/o della depressione”.
I monoclonali avrebbero cambiato anche il trattamento dell’emicrania: “in questa malattia una somministrazione sottocutanea mensile, bi o tri-mensile a seconda del brand elimina gli attacchi dolorosi in chi ne aveva anche due o tre al giorno”, dice il prof. Gioacchino Tedeschi, past president SIN e presidente del congresso di Napoli.
Va notato che nella prevenzione dell’emicrania cronica si è dimostrata efficace anche la tossina botulinica: “queste nuove molecole – spiega il professore – sono capaci in tempi brevi di dimezzare il numero di giorni di emicrania in circa il 70% dei pazienti fino ad arrivare, in una piccola ma non trascurabile percentuale di pazienti, alla completa scomparsa degli episodi emicranici”.
In Italia ben oltre 6 milioni di persone soffrono di questo tipo di cefalea, a cui va aggiunto un milione che convive con l’Alzheimer, 400.000 col Parkinson, 90.000 con la sclerosi multipla, 500.000 con l’epilessia.
Di seguito l’audio integrale della registrazione di Brainfactor della conferenza stampa di chiusura del 53° congresso SIN, a cui hanno preso la parola, tra gli altri, i professori Claudio Gasperini del San Camillo di Roma con aggiornamenti sulla sclerosi multipla, Angelo Labate con novità in merito all’epilessia e Antonio Toscano sui nuovi trattamenti delle malattie neuromuscolari, entrambi dell’Università di Messina.
Nell’immagine © Brainfactor l’intervento del presidente SIN prof. Alfredo Berardelli alla conferenza stampa di chiusura del congresso di Napoli
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