La deep brain stimulation (DBS), dimostratasi efficace nel trattamento di Parkinson e altri disturbi del movimento, non sarebbe ancora pronta – sebbene promettente – per la terapia dei disturbi psichiatrici. Lo sostiene Mahlon DeLong, pioniere mondiale della DBS, sull’ultimo numero di Cerebrum, invitando clinici e pazienti a una “maggiore cautela nell’uso di tale tecnica di neuromodulazione” (DeLong MR, Using Deep Brain Stimulation on the Mind: Handle with Care, Cerebrum, Aug 2009).
La DBS è un “intervento neurochirurgico minimamente invasivo” approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) solo per il trattamento di Parkinson e tremore essenziale. Il successo di questa tecnica innovativa, utilizzata su più di 56.000 pazienti, ha stimolato la ricerca per la sua applicazione in altri ambiti, quali quello della riabilitazione dei disturbi psichiatrici, in particolare di depressione maggiore e disturbi ossessivo compulsivi.
Ma – spiega DeLong – “è necessario che i ricercatori sappiano bilanciare la pressione di pazienti disperati, delle loro famiglie e dell’industria con il dovere di eseguire studi clinici controllati finalizzati a determinare se la DBS è sicura ed efficace anche nel trattamento dei diversi disturbi psichiatrici”.
La DBS consiste nell’impianto chirurgico nel cervello di elettrodi in grado di stimolare specifiche aree cerebrali, modulando l’attività dei relativi circuiti neuronali (“neuromodulazione”), con impulsi elettrici ad alta frequenza programmabili dall’esterno, proprio come un pacemaker cardiaco. In questo modo, stimolando i nuclei della base (gangli basali), è possibile “neutralizzare” le anormalità motorie caratteristiche del Parkinson (lentezza nei movimenti, tremore a riposo, rigidità muscolare) e di altri disturbi quali ad esempio il tremore essenziale e la distonia. Ma gli scienziati stanno già considerando l’applicazione della DBS per trattare altri problemi neurologici, come l’epilessia, il dolore, le cefalee a grappolo, l’obesità, la sindrome di Tourette, le disfunzioni cognitive.
L’ipotesi di usare la DBS anche nel trattamento dei disturbi psichiatrici consegue alla constatazione dell’efficacia di tale tecnica proprio nella neuromodulazione dei gangli basali, componenti sottocorticali di una famiglia di circuiti cerebrali estesi che sono alla base di diversi aspetti del comportamento umano, vere e proprie reti neuronali con un ruolo chiave non solo nel controllo del movimento ma anche delle funzioni esecutive (decisioni, pianificazione delle azioni, ecc.), della regolazione dell’umore, della ricompensa e della motivazione.
Ma quali sono gli “effetti collaterali” di questa tecnica di stimolazione profonda del cervello? Nell’ambito del Parkinson – spiega DeLong – alcuni pazienti trattati con DBS hanno mostrato complicazioni del tipo movimenti involontari, disfunzioni cognitive, difficoltà di recupero di informazioni verbali e problemi di linguaggio. Non solo, in alcuni pazienti la DBS può essere essa stessa causa di depressione e disturbi del comportamento.
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