Un popolo di santi e gesticolatori…

Un popolo di santi...Siamo un popolo di santi, poeti, navigatori e… gesticolatori. Gli Italiani sono infatti una delle popolazioni che più spesso, e più variegatamente, fa uso della gestualità nella vita quotidiana. Risulta quindi di particolare interesse cercare di capire il più possibile di questo aspetto comunicativo. 

E’ quello che fa da quasi dieci anni Paolo Bernardis, ricercatore e professore di Psicologia fisiologica dell’Università di Trieste. Il problema, dalle molteplici sfaccettature, è stato affrontato da Bernardis a vari livelli, all’interno dei quali varia la complessità del quesito e gli strumenti necessari per risolverlo. Innanzitutto è importante sapere se l’ipotesi di una correlazione tra linguaggio e gesti (o ancora più in generale, azioni) sia veritiera o meno.

Per giungere a tale conclusione, sono stati studiati i vocalizzi emessi da infanti di un anno (che manifestano in maniera più diretta e “non filtrata” alcuni retaggi evolutivi che poi vengono smussati dalla maturazione, cognitiva e non) durante la prensione di alcuni oggetti: l’analisi della voce degli infanti ha evidenziato una marcata correlazione tra apertura del cavo orale e dimensione dell’oggetto da afferrare.

Questo perché, ai primordi dell’evoluzione umana, gli oggetti da afferrare erano per lo più rappresentati da cibo, che quindi veniva afferrato per essere portato alla bocca e ingeriti. Questo legame tra azioni con la mano e movimenti della bocca potrebbe essere (assieme al circuito neurale comune sottostante) uno dei meccanismi di base su cui si è sviluppato l’evoluzione del linguaggio parlato nell’uomo.

Al giorno d’oggi il portarsi una mano chiusa verso la bocca aperta (gesto che indica l’atto di mangiare, molto utile in caso di conversazioni da sostenere in lingue completamente sconosciute), con l’affinarsi delle abilità manuali e cognitive dell’essere umano, è stato affiancato da un insieme di gesti che usiamo abitualmente durante una conversazione.

Dove è localizzato il collegamento, il circuito neurale che mette in relazione questi gesti e il linguaggio nell’Homo Sapiens Sapiens? Per capirlo Bernardis ha studiato l’esecuzione di un compito in cui si chiedeva a delle persone adulte di ripetere delle parole: no, stop, ciao. Questo compito era preceduto dalla presentazione di un filmato in cui un’attrice pronunciava le parole ed eseguiva il gesto comunemente ad esse associato, o da un filmato con solo il gesto, o dalla sola presentazione scritta delle parole.

Quando la ripetizione della parola era preceduta da un filmato contenente l’aspetto gestuale, l’analisi della voce dei soggetti mostrava un interessante fenomeno di spostamento in avanti della lingua che ricorda il cosiddetto di lip smacking (movimenti coordinati della bocca, della lingua e delle labbra che nei primati non umani hanno un significato sociale legato all’affiliazione, alla rassicurazione, e a tratti alla sottomissione).

Tuttavia inibendo – ad esempio tramite l’applicazione di una Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTMS) – selettivamente un’area corticale ben definita, l’Area di Broca, tale fenomeno scompare:  l’ipotizzato collegamento sembra essere localizzato proprio in questa zona, notoriamente responsabile della dell’elaborazione del linguaggio. E’ importante a questo punto definire il significato, evolutivo e cognitivo, di tale collegamento. Esso è solo un elemento vestigiale, che non riveste alcun ruolo per l’uomo moderno?

“Nei nostri ultimi esperimenti – dice Bernardis – ci siamo concentrati sull’analisi del segnale elettroencefalografico e dei tempi di reazione, per studiare l’effetto della presentazione di un gesto sulla velocità di esecuzione di alcuni task cognitivi: ad esempio dire se una parola ha un senso o meno nel minor tempo possibile, o immaginare visivamente il significato di una parola; il gesto era presentato prima della loro esecuzione”.

“Da un lato – continua il ricercatore di Trieste – osservavamo quanto i soggetti fossero veloci a premere un pulsante dopo aver svolto tali compiti, dall’altro osservavamo l’andamento del potenziale evocato e in particolar modo di un suo picco chiamato N400. Abbiamo stabilito, con una serie di esperimenti, che il compito veniva svolto più velocemente e la componente N400 era più ampia quando c’era la presenza del gesto, dati che suggeriscono un effetto di priming della gestualità sulla comprensione semantica”.

Nello specifico, i gesti permetterebbero di accedere ad aspetti particolari del sistema semantico (quelli pittorici): il gesto non sarebbe perciò accessorio al linguaggio, ne sarebbe piuttosto complementare rappresentando un accesso semantico “alternativo”. Secondo questa visione il gesticolare aiuterebbe a diminuire lo sforzo cognitivo, dimostrandosi utile anche in compiti diversi quali ad esempio la risoluzione di problemi matematici non particolarmente complessi e nel processo di memorizzazione.

Marcello Turconi

References:

  1. Bernardis P., Gentilucci M. (2005) Speech and gesture share the same communication system. Neuropsychologia. 44(2): 178-190 (link)
  2. Gentilucci M., Bernardis P., Crisi G., Dalla Volta R. (2006). Repetitive transcranial magnetic stimulation of Broca’s Area affects verbal responses to gesture observation. Journal of Cognitive Neuroscience. 18(7): 1059-1074 (link)
  3. Bernardis P., Bello A., Pettenati P., Stefanini S., Gentilucci, M. (2008). Manual action affect vocalization of infants. Experimental Brain Research. 184(4): 599-603 (link)

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