Un aumento preoccupante dei disturbi mentali, dell’abuso di alcol e droghe, della violenza domestica, dei senza tetto, della criminalità… Questi gli “esiti” prevedibili dell’impatto sociale e sanitario della recessione economica in atto, come prefigura il rapporto When it comes to the crunch: How councils are responding to the recession, che sarà pubblicato domani dalla Audit Commission britannica.
Il Regno Unito si sta dunque preparando per affrontare la “seconda ondata” della recessione, durante la quale, nonostante si riesca a scorgere qualche spiraglio di ripresa, i problemi tendono a diventare strutturali e la disoccupazione di lungo periodo, con conseguente incremento dei fenomeni sopra richiamati.
Secondo la Audit Commission – uno dei “watchdog” (letteralmente “cane da guardia”) britannici, come vengono chiamate oltremanica le autorità indipendenti di controllo – l’attuale recessione prevede uno sviluppo in tre fasi, o “onde” (3 Waves of Recession): la prima ha principalmente un impatto economico, la seconda un impatto sociale, la terza è caratterizzata da una progressiva ripresa, ma “disuguale” e a macchia di leopardo.
L’impatto economico della prima onda comporta sostanzialmente un crescita negativa e una disoccupazione in ascesa, con aziende che chiudono i battenti, caduta dei prezzi degli immobili, riduzioni delle entrate famigliari.
Nella seconda fase (quella che sta per affrontare la Gran Bretagna), l’impatto sociale della crisi può portare, oltre a una disoccupazione diffusa, a un brusco incremento della prevalenza dei disturbi mentali, dell’alcolismo e della tossicodipendenza fra la popolazione; inoltre, cresceranno stress famigliare e violenze domestiche, numerosi non sapranno nemmeno dove dormire, salirà la domanda per scuole pubbliche, parallelamente a un significativo abbandono scolastico prematuro da parte degli adolescenti, il 30% dei quali – secondo le stime dell’autorità – resterebbe però anche senza lavoro.
Infine, la terza onda, che annuncia la ripresa, si tradurrà però in uno sviluppo “disuguale” delle diverse aree demografiche e territoriali, con permanenza di sacche di disoccupazione di lungo periodo, con tasso elevato di declino psicofisico delle persone, malattie croniche, “abbassamento delle aspettative”, unito a un incremento sostanziale della domanda di welfare e di sostegni per le persone in difficoltà.
Il rapporto è il secondo di una serie iniziata nel 2008 dedicata all’analisi della risposta delle amministrazioni locali alla crisi di inizio secolo.
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