Allarme ictus, in aumento fra under 55

Allarme ictus, in aumento fra under 55L’ictus colpisce molto anche prima dei 55 anni, con un’incidenza del 19 per cento. L’allarme è stato lanciato da uno studio pubblicato su Neurology, condotto presso l’Università di Cincinnati e il Children’s Hospital Medical Center dell’omonima città. Lo studio ha dato il “la” alla Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale promossa dalla World Stroke Organization, che si è oggi svolta in tutto il mondo.

Brett Kissela e colleghi hanno valutato i dati provenienti da un database di 1,3 milioni di adulti che vivono nelle regioni del Grande Cincinnati e nel Kentucky del Nord, considerando il numero di adulti colpiti da ictus tra il 1993 e il 1994, e negli anni 1999 e 2005. In particolare, i ricercatori hanno osservato l’incidenza degli eventi di ictus cerebrale negli adulti di età compresa tra 20 e 54 anni, per vedere come la tendenza della patologia in questa fascia di età cambiasse nel corso dello studio. I risultati dell’indagine hanno mostrato una diminuzione dell’età media dei casi di ictus dai 71 anni del 1993-1994 ai 69 anni del 2005. Se messo in relazione alla fascia di età giovanile, la proporzione degli ictus “under 55” è risultata in aumento dal 12,9% del 1993-94 al 18,6% del 2005.

“La ragione di questa tendenza potrebbe essere dovuta a un aumento dei fattori di rischio come il diabete, l’obesità e colesterolo alto”, afferma Kissela. Tra questi fattori di rischio sono da includere anche l’inattività fisica, l’abuso di alcol e di droghe, quest’ultimo aumentato di 10 volte tra il 1994 ed il 2005. “La tendenza dell’aumento di incidenza di ictus nei giovani tra i 20 e i 54 anni è di grande preoccupazione per la salute pubblica: chi viene colpito da ictus in giovane età, infatti, deve convivere con una conseguente invalidità per più tempo” conclude Kissela.

In tutto l’Occidente, Italia compresa, l’ictus rappresenta il 10-12% circa dei decessi in un anno, più di quanto siano responsabili Aids, tubercolosi e malaria messi insieme. Per la maggioranza degli italiani, l’ictus rimane una patologia per molti aspetti ancora sconosciuta: il 77% della popolazione pensa di sapere cos’è, ma tra loro meno del 57% riesce ad identificarlo correttamente come una malattia del cervello. Questo è quanto emerge da una indagine dell’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce.) Italia Onlus, realizzata in collaborazione con il Censis e l’Università degli Studi di Firenze.

L’ictus cerebrale rappresenta oggi la prima causa di invalidità e la seconda causa di insorgenza di demenza con perdita dell’autosufficienza. “L’afasia è una delle disabilità che colpisce chi subisce un ictus” ha dichiarato oggi Carmine Marini, professore di Neurologia all’Università de L’Aquila e Responsabile della Stroke Unit dell’Ospedale di Avezzano. “Chi ne è colpito, pur mantenendo intatte le proprie facoltà intellettive, subisce danni a specifiche funzioni mentali tra le quali, in primo luogo, quelle connesse al linguaggio”.

Sempre secondo l’indagine della Federazione A.L.I.Ce Italia Onlus, solo 8 italiani su 100 sanno che alcune anomalie cardiache, come la fibrillazione atriale (FA), sono cause predisponenti all’ictus. La disabilità a seguito di ictus dovuto ad una FA sembra essere la peggiore tra quelle causate da altri fattori di rischio, ma la gran parte di essi potrebbe essere evitato attraverso la diagnosi precoce e l’accesso ai trattamenti appropriati.

“A.L.I.Ce. Italia Onlus insieme ad altre 40 tra Società Scientifiche e Associazioni di pazienti a livello internazionale, ha recentemente firmato la Carta Globale del Paziente con FA, che contiene le principali raccomandazioni che istituzioni, aziende sanitarie, enti regolatori e governi nazionali dovrebbero attuare per salvare vite umane, migliorare la vita dei pazienti, ridurre l’impatto della malattia e gli enormi oneri ad essa collegati”, ha affermato Paolo Binelli, Presidente della Federazione A.L.I.Ce. Italia Onlus. “Si prevede che il numero degli europei affetti da FA raggiungerà i 25-30 milioni entro il 2050 e l’obiettivo recentemente adottato dalle Nazioni Unite è proprio quello di ridurre del 25% entro il 2025 la mortalità causata da malattie non trasmissibili”, ha concluso Binelli.

Per l’ictus molto si può fare sia nella fase di prevenzione che nel momento della malattia e della continuità assistenziale. La diffusione della trombolisi e delle unità ospedaliere dedicate alla cura dell’ictus può ridurre notevolmente la mortalità e la disabilità: nel nostro Paese solo il 40% delle persone colpite da ictus arriva in una Stroke Unit entro le prime 3 ore e, una volta dimessi dall’ospedale, i pazienti si trovano ad affrontare ancora molte difficoltà in quanto non esiste un percorso di assistenza e di riabilitazione predefinito. Purtroppo la mancanza di una buona copertura nazionale delle Stroke Unit così come di una rete assistenziale integrata, fa sì che l’ictus abbia conseguenze molto gravi non solo per il paziente ma anche per i suoi familiari e caregiver”, ha aggiunto Claudio Pozzessere, Responsabile della Stroke Unit dell’Ospedale San Camillo di Roma.

Referenze

Kissela BM, et al. Age at stroke: Temporal trends in stroke incidence in a large, biracial population. Neurology. 2012 Oct 23;79(17):1781-7.

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