CIA, psicologi e tortura; Società di Neuroetica: “grave e inammissibile coinvolgimento”

“La connivenza di medici e psicologi professionisti civili e militari alla tortura, anche quando avviene in nome di principi di sicurezza nazionale, è un atto da condannare totalmente”. Così oggi la Società Italiana di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze (SINe) in merito al “coinvolgimento dell’American Psychological Association (APA) nel fornire e favorire tecniche potenziate di interrogatorio in collaborazione con l’amministrazione statunitense nella lotta al terrorismo”.

La posizione SINe è ben espressa in un documento, rilasciato pochi minuti fa sul sito istituzionale della Società, a firma di Michele Di Francesco (presidente), Alberto Oliverio, Mario De Caro, Andrea Lavazza, Marcello Massimini, Pietro Pietrini, Massimo Reichlin, Elisabetta Sirgiovanni.

Il dibattito internazionale è scaturito a seguito della pubblicazione a luglio di un “Independent Review Report” di 542 pagine (Hoffman Report) indirizzato al comitato direttivo APA, frutto dell’inchiesta condotta nel 2014 dallo studio legale Sidley Austin, da cui emerge che “importanti dirigenti dell’APA hanno intrattenuto rapporti con la CIA e il dipartimento della Difesa, istruendo i militari e partecipando in prima persona ad azioni di tortura di presunti terroristi”.

APA si è pubblicamente scusata in un comunicato stampa per “le scoperte profondamente inquietanti e i fallimenti organizzativi”, annunciando azioni correttive e rendendo disponibile il rapporto integrale sul suo sito. Ma la frittata ormai è fatta e sarà difficile per l’istituzione americana rifarsi una verginità attribuendo a singoli “individui” la responsabilità di quanto accaduto. 

Non è un segreto del resto che i militari, almeno in USA, abbiano da sempre un rapporto molto stretto con neuroscienze e discipline affini: si veda in proposito il volume davvero interessante pubblicato nel 2009 da National Academies Press (NAP) Opportunities in Neuroscience for Future Army Applications per farsi un’idea, destinato dagli Autori anche “alla sicurezza nazionale e alle agenzie di intelligence” e ripreso a stretto giro da Brainfactor nell’articolo Il cervello da combattimento

Insomma, c’è di che discutere, ma per SINe è chiaro che “le scienze della mente e del cervello non possono prestarsi a diventare strumento di supporto e favoreggiamento di azioni del tutto ingiustificabili: la tortura viola il rispetto dei diritti umani fondamentali, contraddice i principi di beneficenza e non maleficenza che orientano la deontologia professionale del medico e dello psicologo e contrasta con i principi stessi della scienza, che è un’impresa libera e anti-autoritaria”.

Image credits: Shutterstock 

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