La crisi economica e la mancanza di sicurezze professionali o di guadagno sarebbero una fonte di stress in grado di peggiorare disturbi dell’umore preesistenti e di farne emergere di nuovi e nascosti, come i disturbi bipolari. L’impatto della crisi non è però confinato alle persone direttamente interessate, ma coinvolge anche i familiari e l’habitat sociale di chi ne è colpito, diventando quindi un problema della comunità da arginare attraverso interventi mirati alla gestione della salute mentale in senso ampio.
L’impatto della crisi nella diffusione di disturbi di carattere psicologico o psichiatrico è stato affrontato già nel 2013, quando l’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO) ha condotto un’indagine commissionata dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Dipartimento di Salute Mentale, dal titolo “Gli italiani e l’impatto percepito della crisi sulla psiche”.
Dall’indagine emerge che:
- il 95% degli intervistati ritiene che la crisi economica e sociale abbiano determinato un aumento delle persone che soffrono di disturbi quali depressione, ansia, abuso di alcool o altre sostanze;
- il 62% percepisce un peggioramento della situazione economica, rispetto al 53% intervistato nel 2009 ad inizio crisi;
- il 58% vede il futuro in nero, contro il 31% a inizio 2009;
- solo il 21% di chi si trova in difficoltà economica si affida subito, o quasi, al medico o ad uno specialista, mentre il 33% non chiede aiuto e risolve il problema da solo.
Questi dati sottolineano la presenza in Italia di una “precarietà psichica” associata a quella lavorativa più discussa e percepita. Ma chi sarebbero i “pazienti della crisi”? Secondo uno studio dell’Osservatorio sulla Crisi della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, inaugurato tre anni fa, le richieste di aiuto per problemi legati alla crisi economica sono aumentate del 15 per cento.
La crisi colpisce una fascia di popolazione eterogenea sia per caratteristiche demografiche che professionali. Interessati dalla crisi sono sia gli uomini che le donne, con una lieve predominanza di queste ultime. Oltre ai giovani, nei quali è rilevante il pensiero di “assenza di futuro”, la crisi tocca individui con età più elevata e compresa tra i 35 e i 59 anni, spesso in situazione di precarietà lavorativa.
Chi è colpito dalla crisi non trova supporto nella famiglia e nella società, aggiungendo all’impatto psicologico della precarietà lavorativa un disagio dovuto all’isolamento percepito. A chiedere aiuto sono soprattutto piccoli commercianti, dirigenti di azienda e, paradossalmente, professionisti dell’area delle “professioni d’aiuto” come educatori o operatori socio-assistenziali.
Feeling hopeless (from Shutterstock)
Di psicopatologia in tempo di crisi si è parlato al Circolo della Stampa di Milano, per annunciare il XIX Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia (Sospsi) che si terrà dal 23 al 26 febbraio al MiCo Milano Congressi. Paura e impatto della crisi economica, eventi stressanti, disturbo bipolare, capacità di resilienza dell’individuo (ossia riuscire a riprendersi e uscire più forti da una situazione di difficoltà), mancanza di sicurezza occupazionale e di reddito sono i temi caldi che saranno approfonditi al congresso.
Secondo gli esperti intervenuti, la situazione attuale deve essere tenuta sotto controllo attraverso un lavoro di collaborazione tra psichiatri, psicologi ed operatori sociali, uniti per affrontare nel migliore dei modi le patologie crisi-correlate e per arginare l’aumento sia in Italia che in Europa di alcolismo, ansia, depressione, patologie cardiovascolari e suicidi.
Si è osservato, infatti, come ad ogni crescita del 10% del tasso di disoccupazione corrisponda un aumento del 1,4% di suicidi per ogni 10% in più del tasso di disoccupazione. Le persone potenzialmente a rischio sarebbero rappresentate da individui con un sé fragile e disagi psichici legati al narcisismo e alla dipendenza, che possono andare incontro a un disturbo di adattamento, quindi temporaneo, o cronicizzare in un disturbo dell’umore.
Mentre nel primo caso può essere sufficiente l’integrazione di un intervento psichiatrico specifico con un supporto sociale e psicologico, per le persone con disturbi dell’umore, come il disturbo bipolare, una diagnosi tempestiva e l’impostazione di una terapia psicofarmacologica specifica sono importanti nel ridurre la cronicizzazione e il rischio di suicidio.
Alessandra Gilardini, Ph.D.
Image credists: Teenage depression and isolation (from Shutterstock)
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