Divari assistenziali in sanità, parte progetto Anthem

MILANO – Prevede un reclutamento di 80 ricercatori e tecnologi, oltre a 65 dottori di ricerca, il progetto ANTHEM AdvaNced Technologies for HumancentrEd Medicine. Coordinato dalle università di Milano-Bicocca, Bergamo, Catania e Politecnico, vede la luce grazie a 123 milioni di euro del PNRR.

L’obiettivo è realizzare un “hub delle tecnologie avanzate per la medicina per colmare nei prossimi quattro anni il divario esistente nell’assistenza sanitaria dei pazienti fragili e cronici all’interno di specifici territori caratterizzati da patologie orfane di terapie specifiche”, come spiegano i promotori.

Verranno sviluppati dispositivi digitali di raccolta dati a supporto di soluzioni di “medicina di prossimità”, messi a punto strumenti di monitoraggio e valutazione dei fattori ambientali, di stile di vita e patologici nelle popolazioni fragili e croniche, implementate metodologie innovative nella terapia oncologica.

Nel complesso, si contano in 28 i progetti sui quali saranno impegnati più di 200 ricercatori di 10 università ed enti di ricerca, 8 strutture sanitarie, sociosanitarie e di ricerca medica, 5 imprese ed enti privati. Coinvolte, tra gli altri, le regioni Lombardia, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, le comunità metropolitane e distrettuali di Milano, Monza Brianza, Napoli, Taranto, Bari, Lecce.

Le attività saranno coordinate, gestite e monitorate dalla Fondazione Anthem, con sede a Milano, su quattro ambiti di intervento: tecnologie e gestione di dati per la diagnostica e la cura; ambienti smart e sensori innovativi per la medicina di prossimità; ricerca di fattori di rischio e strumenti per il monitoraggio dei pazienti cronici; soluzioni terapeutiche innovative per patologie orfane.

“L’iniziativa – spiega il suo presidente Stefano Paleari – unisce in una logica multi progetto competenze disciplinari diverse, di medicina, fisica, ingegneria, economia e management con l’unico obiettivo di sviluppare soluzioni tecnologiche che giungano a migliorare il trattamento di particolari patologie in determinate comunità di riferimento”.

“In Europa – sottolinea – a fronte di un’aspettativa di vita ben superiore agli 80 anni, la vita in salute ne vale solo 64: noi vogliamo dare un contributo ad aumentare entrambe ma, soprattutto, a ridurre una differenza che ha costi altissimi per i soggetti interessati, le loro famiglie, la società tutta”.

Image by fernando zhiminaicela from Pixabay

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