Flow o dello sport come stato di grazia

IncreaseL’esperienza del flow corrisponde a uno stato psicofisico ottimale: uno “stato di grazia” che rappresenta un elemento predisponente importante per il verificarsi delle cosiddette “peak performances” (prestazioni eccellenti). Mihaly Csikszentmihalyi, professore di psicologia dell’Università di Boston, è stato il primo ad occuparsi di flow.

Aveva notato che alcuni individui in certe particolari condizioni sembrano essere completamente assorbiti dall’attività sportiva fino a entrare in uno stato di leggera trance. Ma cosa si intende per stato di leggera trance? In particolari situazioni la persona è talmente assorta in quello che fa, è talmente in sintonia, talmente padrona della situazione e sicura di avere le competenze, le capacità occorrenti, da vivere una situazione dove sente che tutto andrà come previsto, che tutto andrà liscio, quasi da sperimentare all’atto compiuto un ricordo non completo di quello che è successo e come questo è successo, quasi come se avesse operato affidandosi ad una sua parte subconscia che gli ha chiesto di mettere da parte tutte le paure, le insicurezze dimostrando il suo valore e le sue capacità.

Chi è nel flow sente di essere completamente coinvolto, focalizzato, concentrato; sa che l’attività è fattibile e che le abilità che possiede sono adeguate allo scopo e saranno utilizzate al massimo; è assolutamente focalizzato sul presente; avverte un senso di “serenità”; ha la sensazione di muoversi in armonia con l’attività intrapresa, come dentro una corrente, un flusso.

Lo stato di flow non si sperimenta solamente in ambito sportivo, ma anche in altri ambiti, per esempio in ambito artistico può capitare di essere presi da quello che si fa da distaccarsi quasi dalla realtà e lasciarsi andare all’ispirazione, si inizia a scrivere, a disegnare, a comporre musica tutto ciò immersi in sensazioni piacevoli di benessere. In questi casi si può dire che la persona crea qualcosa di inaspettato, quasi di non programmato, ma lo fa perché sa di poterlo fare, di averne le capacità, sa che lo ha già sperimentato e quindi si predispone mentalmente a risperimentarlo, sa che arriverà il momento giusto, ha bisogno solo di concentrarsi, di dedicarsi per un dato lavoro, e dopo se ci riflette pensa: “Ma come ho fatto? Non pensavo di poterlo fare, ma questo l’ho fatto io?”. Sperimenta un senso di soddisfazione elevato che non fa altro che incrementare il suo senso di autoefficacia.

Riporto una descrizione nel libro “Notturno per violoncello solo” di Pablo Lentini Riva, maestro e concertista di chitarra classica: “Era una sensazione rarissima che mi permetteva di esibirmi in stato di grazia. La provavo dopo qualche brano. Improvvisamente mi accorgevo di controllare tutto: il palco, la platea, le quinte. I miei sensi erano amplificati. I passaggi più complessi diventavano semplici in quella dimensione in cui regnava una quiete cristallina. Nel mio cervello s’instaurava un ordine che mi permetteva di rimanere concentratissimo e nel contempo di trovare il giusto abbandono per emozionare il pubblico. Al culmine di questa sorta di trance avevo l’impressione di guardarmi, non come in uno specchio, ma di vedermi da fuori, proprio come se fossi un altro, come se fossi uscito dal mio corpo e diventato tanto potente da dominare la scena.”

Da questa descrizione emergono alcuni aspetti che caratterizzano il flow, e più precisamente il paradosso del controllo (sensazione di un completo controllo della situazione in assenza di sforzi consapevoli per ottenerlo), concentrazione totale e completa sul compito, esperienza autotelica cioè il piacere di fare (elevata motivazione intrinseca). Anche Igor Cassina ha riportato una simile esperienza dichiarando che quando vinse le olimpiadi si è sentito sdoppiato: “Non mi ero accorto di aver vinto l’oro. Pensavo riguardasse un’altra persona…”

Questi momenti sono chiamati di “flow”, è come essere in un flusso, una condizione di trance, quello che si sperimenta è indescrivibile e si identifica con una particolare condizione in cui l’atleta è così coinvolto nel gesto agonistico in atto tanto da escludere dalla sua mente qualsiasi altra cosa sviluppando la massima attenzione e concentrazione. I fattori che influenzano il flow in modo positivo sono:

  1. preparazione ottimale;
  2. sensazione di sicurezza e un atteggiamento positivo (è l’autoefficacia che spinge una persona a fissare obiettivi sempre più difficili, cioè sapere di saper fare; il riuscire in qualcosa incrementa l’autoefficacia);
  3. capacità di mantenimento del livello ottimale di arousal (giusto livello di attivazione);
  4. livello appropriato di motivazione alla performance;
  5. generale sensazione di benessere fisico e mentale;
  6. focalizzazione sul compito;
  7. condizioni ambientali ottimali;
  8. interazioni positive con lo staff, il team o la squadra (fare un lavoro di coesione di squadra, di obietttivi condivisi);
  9. precedenti esperienze di flow (fare un riesame di precedenti successi ed individuare quali risorse hanno contribuito al successo, quale talento, caratteristica).

Nel raggiungimento di un obiettivo conta molto il programma mentale. Per raggiungere la meta bisogna conoscerla e visualizzarla. Elenco una serie di passi che è utile compiere per il perseguimento dei propri obiettivi:

  1. fai un programma dei tuoi obiettivi in ordine temporale, specificando come li vuoi raggiungere;
  2. chiediti cosa sei disposto a fare e cosa sei disposto a rinunciare;
  3. descrivi cosa è necessario fare o evitare per arrivare alla meta e chiediti se ne vale la pena;
  4. pensa a ciò che comporterà il raggiungimento del tuo obiettivo;
  5. ricordati il prezioso consiglio dello psicologo sudafricano Arnold Lazarus: “Se desiderate compiere qualcosa nella realtà, innanzitutto
  6. visualizzate voi stessi mentre riuscite a compierla”, pertanto realizza un film mentale del prossimo obiettivo (anticipa mentalmente i tuoi successi) e osserva come sarà la tua vita in preparazione della tua meta;
  7. visualizza il cambiamento e concentrati sulle tue sensazioni.

L’importanza dell’allenamento mentale è fondamentale per indurre l’atleta a rivivere in maniera consapevole e non casuale lo stato di flow. E’ possibile raggiungere uno stato di trance durante sedute di ipnoterapia, dove la persona si affida al professionista che inducendo questo stato attraverso induzioni ipnotiche riesce a fare un lavoro speciale con la persona; in questo caso la persona si fida di se stessa attraverso il lavoro con il terapeuta.

Weitzenhoffer (1989) afferma: “Una volta che l’atleta ha avuto l’opportunità di imparare il modo corretto o efficace di eseguire l’esercizio, gli può essere dato il compito, in ipnosi, di visualizzare se stesso mentre esegue i giusti movimenti ancora ed ancora… L’atleta dovrebbe non solo guardare se stesso mentre esegue l’esercizio, ma dovrebbe sentirsi quanto più possibile.”

In ipnosi si possono immaginare prestazioni prima impossibili. Liggett e Hamada (1993) citano diversi casi di uso dell’imagery sotto ipnosi per migliorare la performance degli atleti. Un ginnasta giapponese, membro della squadra di ginnastica universitaria giapponese, non era mai stato abbastanza flessibile da completare una spaccata. In ipnosi il soggetto era in grado di eseguire la spaccata. Dopo averlo fatto diverse volte in trance, fu anche in grado di ottenere quest’estensione quando non era in questo stato.

Matteo Simone
Psicologo clinico e dello sport
Aeronautica Militare, Centro di Selezione di Guidonia

 

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