Giovani e ictus, progetto tutto Italiano

Giovani e ictus, progetto tutto Italiano.MILANO – Si è da poco concluso a Milano il congresso della Società Italiana di Neurologia (Sin). Ampia la partecipazione di ricercatori e specialisti da tutta Italia. Fatto il punto sullo stato dell’arte della ricerca, si è parlato non solo di malattie, di diagnosi e di cure innovative, ma anche dell’impatto sociale che i disordini neurologici, non ultime le patologie neurodegenerative, possono avere nell’ambito sociale.

Numerosi gli studi presentati al 44mo Congresso Sin, presieduto dal Prof. Giancarlo Comi dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Fra questi, l’interessante lavoro di Alessandro Pezzini, ricercatore in neurologia presso l’Università degli Studi di Brescia e coordinatore dell’Italian Project on Stroke in Young adultS (Ipsys), progetto che ha lo scopo di rintracciare i fattori che possono incrementare il rischio di una ricomparsa di eventi trombotici a seguito di un primo ictus ischemico nei giovani adulti.

“Questo studio – ha sottolineato Pezzini – è da considerarsi un punto di partenza importante perché, grazie al consistente numero di casi presi in esame, costituisce il primo registro disponibile nella letteratura scientifica”. L’analisi è stata effettuata utilizzando un campione di circa 2000 pazienti colpiti da ictus cerebrale ischemico, in una fascia di età che va dai 18 ai 45 anni.

“Sono infatti i pazienti più giovani, con percentuali che si aggirano intorno al 15%, – ha spiegato il ricercatore bresciano – ad essere colpiti da questo evento. Dopo un attento periodo di monitoraggio, dai risultati ottenuti è emerso che a 10 anni dalla comparsa del primo evento il rischio che possa ripresentarsi l’ictus è del 14,7 per cento”.

Avere una storia familiare di primo grado positiva per ictus, essere affetti da emicrania con aura, essere portatore di anticorpi anti-fosfolipidi, l’interruzione delle terapie di prevenzione secondaria (dopo l’evento indice) – oltre ai fattori di rischio tradizionali quali l’ipertensione, il diabete di tipo II, il fumo – sono i principali elementi critici che influiscono sulle percentuali di rischio in modo considerevole.

Che fare per prevenire il rischio?

“Modificare gli stili di vita e seguire i piani di prevenzione consigliati dagli specialisti, potrebbero ridurre i rischi per la salute per più del 25%”, ha concluso Pezzini. Una percentuale notevole, sulla quale si sono concentrati i neurologi creando uno score numerico con valori da 0 (nessun fattore di rischio presente) a 3 (tutti i fattori di rischio presenti) per poter valutare ogni soggetto individualmente e riuscire così a impostare una prevenzione mirata.

Carla Lombardo
Laboratorio di Comunicazione giornalistica
Università degli Studi di Milano Bicocca

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