Il cervello di Jimi Hendrix

Il cervello di Jimi Hendrix.Il segreto del talento musicale e della versatilità esecutiva di Jimi Hendrix (nella foto)? Semplice, era ambidestro. Lo sostiene Stephen Christman, psicologo dell’Università di Toledo, in uno studio pubblicato su Laterality, ripreso oggi dal britannico Guardian.

Secondo Christman la versatilità dell’ambidestro James Marshall Hendrix avrebbe influenzato genialmente non solo il suo modo esemplare di suonare la chitarra elettrica, ma anche la poetica dei suoi testi, e molto altro.

Hendrix non era soltanto mancino: sebbene suonasse la chitarra per destrimani al contrario, cioè sottosopra, e usasse la mano sinistra per sistemarsi i capelli e tenere la sigaretta, per scrivere, mangiare e tenere il telefono usava la mano destra”, dice Christman, definendo l’indimenticabile musicista di Seattle un “mixed-right-handed”.

“Scientificamente – spiega lo psicologo di Toledo – questa caratteristica indicherebbe che l’autore di Voodoo Chile era caratterizzato da una migliore interazione emisferica che gli consentiva di integrare non solo le azioni di entrambe le mani mentre suonava, ma anche le melodie e i testi in fase creativa, e forse di arrivare lui per primo alla geniale fusione del blues tradizionale con l’emergente rock folk psichedelico degli anni 60”.

Diversi chitarristi sono mancini: fra questi, Paul McCartney, Mark Knopfler, Kurt Cobain. Christman suggerisce che “i grandi chitarristi tendono ad essere relativamente ambidestri, diversamente dai grandi pianisiti, rigorosamente destrimani o mancini, che contano sull’indipendenza delle mani per gestire l’esecuzione musicale su due linee separate”.

L’elaborazione del linguaggio e del ritmo sono generalmente lateralizzate all’emisfero sinistro, mentre l’armonia e la melodia sono generalmente lateralizzate all’emisfero destro.

Hendrix avrebbe avuto il vantaggio, in quanto “mixed-hander”, di riuscire a integrare meglio nelle sue produzioni musicali i testi poetici con la musica, gli aspetti sintattici ed emozionali della parola con il fraseggio e le sfumature melodiche: lo stesso dicasi per il suo “stile vocale eccezionale, che sapeva sfruttare al meglio le sue capacità interemisferiche integrative del lato sinistro del cervello, generalmente mediatore del linguaggio, con il lato destro dell’encefalo, generalmente alla base della capacità di cantare”.

Christman si spinge più in là, teorizzando che gli ambidestri sarebbero anche dei “magical thinkers”, sensibili al misticismo e alla psichedelia, non disturbati dall’ambiguità, come dimostrerebbe “l’androginia di Hendrix, il suo equilibrio instabile fra estroversione e pragmatismo”.

Questo lo studio: Christman S, Eclectic lefty-hand: Conjectures on Jimi Hendrix, handedness, and Electric Ladyland, Laterality, 2010

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