Il possibile e il divino

Se dobbiamo collocare in un’epoca lo studio di Dio e del Signore, l’epoca migliore è sicuramente quella medievale. Nel Medioevo infatti si sono concentrati gli studi su Dio, sull’Universo e sull’Uomo a partire dalle indagini sull’aristotelismo fino a quelle dei tardomedievali Ockham e Duns Scoto, passando per il fiorire della disputa sugli universali, uno dei dialoghi più importanti dell’intera storia della filosofia.

Tommaso individua Dio come il puro essere, l’essere supremo. Le vie che conducono a Dio possono essere facilmente arguite da questa constatazione. Come un po’ tutti i maggiori medievali che si rifanno ad Avicenna, gli altri esseri possono avere tutti gli attributi ma quello dell’esistenza non possono darselo da sé, è necessario qualcuno o qualcosa che glielo dia dall’esterno e che a sua volta sia increato. Dunque Dio è per lui motore immobile, causa non causata, l’unico essere di per sé necessario, la massima perfezione e la suprema intelligenza ordinatrice.

Dal punto di vista della logica modale invece, possiamo direttamente chiamare in causa proprio Ockham e Duns Scoto e le loro acute osservazioni sul pensiero divino. Duns Scoto a questo proposito distingue tra potenza ordinata e potenza assoluta di Dio. La potenza ordinata si esprime nella volontà divina di dare un ordine al creato e mantenerlo tale. La potenza assoluta è quella di stravolgere tutto secondo l’attuazione di altre possibilità. Secondo Ockham, invece, la potenza divina è assoluta e basta. Il creato è una contingenza rispetto a tutte le possibilità che Dio può creare. In questa sede, rispetto a Tommaso, tali possibilità non sono pratiche ma logiche.

Prendendo larghe le affermazioni di questi filosofi, campioni degli studi su Dio e la sua natura, posso affermare che c’è una via alternativa per raggiungere alcune verità su Dio e sulla creazione che esulano e potenzialmente sconfessano quelle avanzate finora. Grazie al pensiero modale, c’è una via per pensare al divino che abbraccia tutte le religioni costituite.

Per quanto riguarda la creazione, essa non è da considerarsi per forza opera del Signore. Che qualcosa esista è logicamente necessario e non è praticamente necessario che l’abbia creato qualcuno. Questo perché, riflettendo logicamente e non per un mero gioco di parole, se fosse impossibile che qualcosa esista senza esser creato ci priveremmo di una possibilità assolutamente lecita. Che qualcosa esista senza essere stato creato è una possibilità che non ha assolutamente nulla di contraddittorio.

Che qualcosa esista, creato o meno, è una necessità logica, poiché altrimenti mancherebbe nel novero delle possibilità che qualcosa di fatto esista. Così avremmo la possibilità di guardare a qualcosa che esiste senza la necessità di essere creato poiché semplicemente una possibilità tra le altre. Per quanto riguarda le religioni, possiamo dunque dire che l’impressione del divino è tale e varia a seconda delle credenze che abbiamo su Dio per gradazione che vanno dall’inesistenza al puro essere.

Che Dio sia al di fuori e padrone di ogni possibilità è semplicemente un errore logico. Se Dio esiste, infatti, esso sarebbe semplicemente ma non solamente una possibilità realizzata, comunque esso sia. Può essere praticamente onnipotente ma teoricamente no perché cambiare una possibilità non ha proprio alcun senso. La parte costruttiva di quanto detto è che, da una parte, la nostra relazione con Dio in tutte le sue forme è una relazione intima, più di quanto ci saremmo potuti aspettare, dall’altra è che a livello teorico possono esistere infinite realtà, infiniti universi, tra loro non comunicanti.

Le possibilità non possono essere tutte di fatto esistenti perché qualcosa di meramente possibile non sarebbe possibile. Non sarebbe lecito che qualcosa sia possibile ma non esistente, il che è ovviamente un’assurdità, sia alla lettera sia perché altrimenti qualsiasi proferimento sarebbe vero necessariamente. D’altra parte, esistono sicuramente un’infinità di realtà parallele e non comunicanti perché mancherebbe in caso contrario che alcune possibilità di fatto esistano.

Se dispieghiamo la modalità su realtà parallele allora è sicuramente possibile che esista tanto una certa quantità di mondi quanto che essa non esista o che di mondi ve ne siano in numero minore o maggiore. Ciò apre la porta sia all’eternità di ciò che è quanto allo studio scientifico di ciò che è divino e trascendente in tutte le sue forme, dando spazio a quella che potrebbe essere una scienza teologica propriamente detta, dall’anima degli esseri a quella di Dio.

Andrea Bucci

Foto di Ben Vaughn su Unsplash

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