La mente ha due versanti epistemologici. Un versante è quello a cui abbiamo accesso per mezzo della strumentazione scientifica. Esso si rivela come fenomeno elettrico con determinate caratteristiche. L’altro versante è quello fenomenologico al quale abbiamo soggettivamente accesso. I due versanti sono evidentemente facce di una ed una sola medaglia.
La conoscenza scientifica si attiene alle rilevazioni empiriche e alle teorie veicolate da concetti. Nelle rivelazioni empiriche però ciò che conosciamo non è l’oggetto ma ciò che ci dice lo strumento di misura riguardo l’oggetto. L’esperienza soggettiva invece apre direttamente alla conoscenza diretta del fenomeno. La condizione epistemologica alla quale prendiamo parte è una condizione privilegiata. Possiamo conoscere ad un tempo la natura fisica del fenomeno mente e l’apparire della sua fenomenologia.
Per tutto il resto di ciò che possiamo conoscere, la condizione epistemologica è di gran lunga più imbarazzante. Gli oggetti che entrano nel nostro campo visivo sono conosciuti per mezzo della fenomenologia percettiva che ha le caratteristiche del mentale. Mentre quelli che entrano nel nostro conoscere scientifico hanno la mediazione dei nostri concetti e degli strumenti di misura che vincolano il modo in noi possiamo conoscerli.
Essere nella posizione di conoscere la veste fenomenologica dei fenomeni elettrici ci consente di andare con l’immaginazione e con la logica oltre le ristrettezze della nostra mente. Se vero che i fenomeni neuro elettrici hanno una controparte fenomenologica come quella della nostra vita mentale, dalle nostre percezioni fino alle idee più lontane, allora possiamo spingerci ad immaginare che la fenomenologia di quanto ci circonda sia popolata da qualità simili a colori, profumi etc. Popolata da una fenomenologia in certi casi neanche immaginabile, chiusi come siamo nella nostra gabbia sensoriale.
L’idea che non si possa sapere, al netto delle percezioni, come sia fenomenologicamente il cosmo attorno a noi cede il passo ad una scintilla di luce. I fenomeni elettrici della nostra vita mentale sono identici alla loro controparte fenomenologica e dotati di una controparte simile saranno con una certa probabilità i fenomeni che condividono la natura di fenomeni elettrici. Da qui la possibilità di immaginare un cosmo con delle qualità apparenti che si avvicinano a quelle del mentale come se fossimo nelle nostre percezioni partecipi di un simulacro del modo in cui appare l’universo intero.
Nella nostra finitezza possiamo apprezzare la bellezza di una seppur limitata parte della bellezza di ciò che ci circonda e possiamo guardare dalla serratura della nostra gabbia sensoriale il movimento segreto dell’universo che ci circonda. Coscienza, dolore, emozioni, potrebbero essere la risultante di una complessa organizzazione fenomenica che ha medesime caratteristiche nucleari disperse nella realtà fisica che ci circonda.
Andrea Bucci
Bibliografia
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