No, non stiamo parlando di Expo 2015, anche se il tema a qualcuno può ricordare quel “Nutrire il pianeta” che sarà (a Dio piacendo) il filo conduttore dell’evento meneghino tanto atteso… Di “Nutrire la mente” si parlerà infatti al 46mo congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria, dal 7 all’11 Ottobre, sotto lo sguardo benevolo e rassicurante della Madonnina.
L’agenda dei lavori è fittissima. Molti i ricercatori, gli studiosi, i clinici dei più diversi orientamenti che si daranno il cambio in queste “cinque giornate” pacifiche per discutere della complessità della psiche e dei modelli più innovativi, “dalla prevenzione alla riabilitazione”. Fra gli altri, Integrational Mind Labs (IML), società scientifica istituita pochi mesi orsono a Milano, che porterà una serie di contributi tutti orientati a sottolineare l’utilità di una prospettiva integrazionale alle scienze della mente. Ne anticipiamo – in sintesi – le linee.
Ambrogio Pennati (psichiatra, psicopatologo forense e presidente di IML), Mara Bertini (psichiatra) e Alessandro Baffigi (psicologo e psicoterapeuta) firmano un lavoro di stringente attualità sulla “Corporate Psychopaths Theory”, che mette in evidenza la “dimensione psicopatica nella genesi e nel sostentamento di decisioni finanziarie dannose per la comunità e vantaggiose per pochissimi”, che avrebbero portato alla crisi attuale: questa teoria permetterebbe di “comprendere come i più recenti assetti organizzativi delle grandi aziende abbiano consentito l’insediamento ai loro vertici di persone affette da psicopatia, evidenziando la necessità di un approccio psicoeducazionale al problema, divulgando informazioni relative alla dimensione psicopatica e suggerendo strategie di coping nei suoi confronti”. Ma come è possibile, dopo milioni di anni di storia evolutiva, che questi tratti che comportano una strutturale attività di “predazione intraspecie” non siano scomparsi, anzi siano giunti a tali livelli di potere?
Dal canto loro Samantha Bernardi (psicologo), Davide Liccione (professore all’Università di Pavia e direttore della Scuola Lombarda di Psicoterapia), insieme a Pennati, daranno un’idea precisa di come le nuove teconologie quali le “Brain Computer Interface” (BCI) possono già oggi costituire un nuovo orizzonte di opportunità in ambito clinico: le BCI sono infatti strumenti “a costo sostenibile” che possono monitorare l’attività cerebrale in vivo del paziente impegnato nelle sue normali attività quotidiane ed “è prevedibile che nell’immediato futuro, grazie alle loro diffusione, si assisterà ad un incremento qualitativo e quantitativo delle prestazioni insieme a un abbattimento dei loro costi”. In questo modo possono trovare applicazione non solo nelle gravi disabilità quali ad esempio la sclerosi laterale amiotrofica, l’ictus, le lesioni al midollo spinale, ma anche in patologie quali il deterioramento cognitivo lieve in fase di riabilitazione.
Bernardi, Pennati e Bertini firmano inoltre uno studio sulle opportunità e criticità nella prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi mentali con l’utilizzo dei “social network”, in cui più di 800 milioni di persone nel mondo possono fondere reale e virtuale concedendosi una sorta di “seconda vita di relazione non mediata dal corpo, un punto di riferimento importante nel processo di apprendimento e comprensione ad esempio delle emozioni”, con tutto ciò che questo può comportare in termini disfunzionali. Allora chi si occupa di benessere, di prevenzione e cura a livello psicologico, medico e sociale “è in dovere di analizzare questo fenomeno per comprenderne gli aspetti negativi ma anche quelli positivi che potrebbero portare a rivedere gli stessi strumenti e metodi di diagnosi e di cura, come ad esempio i gruppi di auto-aiuto online e le campagne di prevenzione”.
Vittorio Grecchi, Angelo de’ Micheli (psicologo, psicoterapeuta, psicopatologo forense) e Baffigi ci portano poi nel contesto squisitamente terapeutico della psicoterapia ipnotica nel trattamento dei disturbi ossessivo compulsivi (DOC), che mettono il paziente in una sorta di “cortocircuito cerebrale che si perpetua e progressivamente si rinforza, un’elaborazione fortemente correlata a uno squilibrio neurochimico che va modificata”. E allora come può una psicoterapia, lasciando inalterate le esperienze e le memorie, cambiare la modalità elaborativa e il significato? “La psicoterapia deve essere pragmatica e operativa ai differenti livelli, avere come riferimento la fisiologia dell’insieme cervello – mente, deve operare in modo mirato sulle reali problematiche e sulle strutture presenti che supportano la psicopatologia”. Come? Con la Ipnositerapia Integrazionale, che ha come quadro concettuale primario di riferimento “l’elaborazione in uno stato modificato di coscienza della patologia, il metodo integra differenti tecniche terapeutiche, entro un approccio psicobiologico che considera centrale il lavoro sulle emozioni e sui cambiamenti intraneurali, al fine di modificare le risposte mentali e corporee per consolidare un diverso percorso neurobiologico che ristabilisca gli equilibri alterati”.
La prospettiva integrazionale consente di far parlare fra loro anche “antichi e nuovi percorsi evolutivi”, in particolare sul banco di prova della coscienza. “Lo stato ordinario di coscienza – sottolineano Grecchi e Bernardi, con il medico Anna Strazzulli – non è necessariamente il più vantaggioso: si delinea come una costruzione semi-arbitraria, un modello illusorio intrappolato entro una norma culturale selettiva, ed è per questo che proprio con le tecniche ipnotiche possiamo recuperare materiale dissociato, represso e rimosso”. Gli Autori illustreranno come “gli sviluppi nel campo della neuro-tecnologia permettono oggigiorno di leggere comodamente anche nel proprio studio i segnali elettrici e le loro modificazioni in tempo reale, col vantaggio di riuscire a modulare ancor più efficacemente l’intervento terapeutico, avvalendosi di un feedback oggettivo e molto più sensibile rispetto alle metodiche tradizionali”.
Marco Mozzoni (psicologo, giornalista, direttore di BrainFactor), Mauro Maldonato (psichiatra e professore all’Università della Basilicata), con Baffigi e Pennati, propongono poi un intervento controcorrente che riflette sulla possibile integrazione fra il counselling e la psicoterapia nella pratica clinica in Italia, “perché è giunto il momento di archiviare nel ‘museo terapeutico’ le vecchie polemiche, per mettersi tutti (medici, psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, counsellor, ecc.) allo stesso tavolo, unendo le forze verso un obiettivo comune che è quello delle persone che ‘ci’ chiedono aiuto, alle quali poco importa l’etichetta ma tanto l’efficacia dell’intervento”. Ancora una volta la prospettiva integrazionale, che sa fare tesoro delle differenze per prendere concretamente in considerazione gli innumerevoli aspetti dell’umano, può consentire di arrivare in tempo breve alla formulazione di una proposta seria e coordinata in tale direzione.
Mozzoni e Pennati, insieme ad Andres Reyes (studioso poliedrico dell’umano), si chiedono infine se è davvero possibile capire la complessità della mente con la “lente” delle neuroscienze, confortati dal fatto che, “passato il craving da neo-localizzazionismo, l’attenzione e l’interesse della ricerca si stanno gradualmente spostando dal dettaglio all’insieme”. E in questa direzione – sostengono gli Autori – “si sta facendo un passo in avanti… ritornando indietro…”, come ad esempio al concetto di rete, anticipato con geniale lungimiranza dal nostro Camillo Golgi. E’ infatti la connettomica oggi a porsi come nuova frontiera. A questo punto, come ammette del resto anche Michael Gazzaniga in un recentissimo lavoro, il dialogo non può che riaprire il tavolo a filosofi, fisici, “scienziati critici” e – perché no? – anche a quei “neuroscienziati ante litteram che potrebbero dimostrarci dal lontano passato quanto (e se) si sia realmente ampliata la conoscenza dell’umano con il progresso delle tecniche”.
Qui il programma del congresso, che riconosce crediti ECM agli iscritti http://www.psichiatria.it
Foto di Elena Mozhvilo su Unsplash
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