Oltre i manuali: medicina e letteratura

Oltre i manuali: medicina e letteratura...È davvero singolare come in molte occasioni la letteratura venga in aiuto della scienza e, anzi, spesso trovi dei canali di comunicazione superiori alla scienza stessa. Quante volte abbiamo sentito dire dai medici che la miglior descrizione possibile di un caso clinico veniva dalle parole dei loro stessi pazienti, in quanto protagonisti del male da cui erano affetti?

Chi meglio dello stesso paziente può riferire i sintomi di una malattia con quella veridicità cui nessun manuale asettico può pervenire?

Se poi il paziente è anche autore e letterato, beh allora prepariamoci ad altrettanti grandi cose. Gli esempi sono infiniti. Oggi vogliamo segnalarvi un libro e una malattia, o meglio un’affezione, un disturbo invalidante: il mal di testa. Il libro è Mr Vertigo, di Paul Auster, grande scrittore contemporaneo, nato nel New Jersej nel 1947. Tra i suoi capolavori Il libro delle illusioni, La musica del caso, Gioco suicida, Nel paese delle ultime cose, Ho pensato che mio padre fosse dio, e il recentissimo Sunset Park, libro assolutamente straordinario.

In questo libro si racconta di un ragazzino, tale Walt, che – debitamente istruito da un “maestro” – impara a levitare; in altre parole si alza da terra e via via che progredisce in quest’arte fa cose mirabolanti, come volteggiare sopra la gente o attraversare specchi d’acqua, salire scale immaginarie, fare capriole e salti mortali sospeso in aria. Ma una sera, finita l’esibizione, il ragazzino viene colto da un’emicrania spaventosa. Vediamo come la descrive: “Era un dolore mostruoso, un orripilante martello pneumatico, un linciaggio a raffica contro le pareti del mio povero cranio, che mi risvegliò da un sonno profondo nel cuore della notte”.

Qualche sera dopo, alla fine dello spettacolo, calato il sipario, Walt perde i sensi e crolla a terra. Quando qualche minuto dopo rinviene e si rialza “l’emicrania tornò a farsi viva, spaccandomi in due la testa con un dolore lancinante. Cercai di fare un passo, ma il mondo intorno fluttuava, ondeggiando come una danzatrice del ventre dentro uno spettro deformante, e io non vedevo più dove andavo”.

Non è fantastico (si fa per dire…) quel “ondeggiavo come una danzatrice del ventre dentro uno spettro deformante?” Chi soffre di emicrania ci si ritrova… Il maestro e Walt, nella loro insipienza, si chiedono cosa possa mai essere, quando arriva il terzo attacco: di nuovo Walt sviene a fine spettacolo e il mal di testa si ripresentò nell’attimo in cui riaprì gli occhi, “ma questa volta non bastò la notte a farlo svanire. Al mio risveglio, al mattino seguente, mi sentivo ancora la testa trafitta di lame che non vollero sapere di andarsene sino alle quattro del pomeriggio”.

A questo punto compare una possibile interpretazione: una lesione cerebrale formatasi a seguito di una caduta (in uno dei primi spettacoli Walt era stato “trascinato giù” da uno spettatore ed era andato a sbattere contro il bordo metallico di una poltroncina), avrebbe potuto causare una pressione eccessiva sulle arterie ogni volta che il ragazzo si sollevava da terra, provocando poi i dolorosissimi attacchi alla ridiscesa. È possibile, diremmo noi, o forse era “semplicemente” una cefalea a grappolo, della quale sono ben noti i dolori devastanti.

In occasione del quarto attacco la descrizione è insuperabile: “Eseguii il numero e crollai, ma quella sera non mi ripresi in camerino. Quando finalmente riaprii gli occhi, quindici o venti minuti dopo, non ebbi neppure bisogno di alzarmi per sentire il dolore. Nell’istante in cui la luce mi ferì le pupille, si scatenò l’agonia. Un centinaio di carrelli ferroviari deragliarono sui binari convergenti che portavano a un punto preciso dietro la mia tempia sinistra; lì si schiantavano anche velivoli, si scontravano grandi autotreni; poi due mostri minuscoli si armarono di martelli e incominciarono a conficcarmi picchetti negli occhi. Mi dimenavo sul letto, gridavo supplicando di liberarmi dal male…”.

Straordinario, nessun manuale potrà mai trasmettere una sintomatologia come questa meglio di quel “centinaio di carrelli ferroviari deragliarono sui binari convergenti che portavano a un punto preciso dietro la mia tempia sinistra; lì si schiantavano anche velivoli, si scontravano grandi autotreni; poi due mostri minuscoli si armarono di martelli e incominciarono a conficcarmi picchetti negli occhi”.

Bibliografia

Paul Auster, Mr Vertigo, ET Einaudi 1994, traduzione di Susanna Basso.

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Articolo di Tiziano Cornegliani, MD

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