Povera Italia, “luci e ombre” dal Rapporto Istat 2024

ROMA – “Nel 2023 l’incidenza di povertà assoluta in Italia è pari all’8,5% tra le famiglie (era il 6,2% nel 2014 – NdR) e al 9,8% tra gli individui (contro il 6,9% del 2014)”.

In pratica, una persona ogni 10 che incontriamo per la strada non ce la fa, per un totale di oltre 2 milioni di famiglie e quasi 6 milioni di individui in ginocchio.

È quanto emerge dal Rapporto annuale 2024 [1] dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), in corso di presentazione a Palazzo Montecitorio da parte del suo presidente Francesco Maria Chelli.

Sono “livelli mai toccati negli ultimi 10 anni”, sottolineano i ricercatori di Via Balbo.

Le punte massime si raggiungono al Sud e nelle Isole, con oltre il 10% di incidenza di povertà assoluta familiare e il 12% di incidenza individuale.

Ma gli aumenti più significativi rispetto al 2014 si registrano principalmente nel Nord del Paese: dal 4,6% all’8% (+3,4%) nel Nord-Ovest, dal 3,6% all’8% (+4,4%) nel Nord-Est.

Si sarebbe inoltre allargato il “divario tra le condizioni economiche delle generazioni”, tanto che “più una persona è giovane, più è probabile che abbia difficoltà”.

Nel 2023 ben 1,3 milioni di minorenni sarebbero in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza record del 14 per cento.

Questo anche perché, spiegano gli esperti, “il reddito da lavoro, in particolare quello da lavoro dipendente, ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio”.

Dalla situazione economica generale emergono “luci e ombre”, con una stagnazione che ci portiamo dietro da 20 anni, un deficit di investimenti delle imprese, una “crescita dell’attività e della produttività del lavoro particolarmente deboli”.

Sulle previsioni pesano “elementi di rischio e incertezza rappresentati dai conflitti geopolitici, dalla nuova impennata dei costi delle materie prime, da una discesa dell’inflazione più lenta” di quel che si pensava, da un ulteriore indebolimento dell’interscambio commerciale.

Infine, va notata tra la popolazione una diminuzione delle “attività di partecipazione politica”, dal 52,7% del 2003 al 37,6% del 2023 nella fascia tra i 24 e i 64 anni, e di volontariato, dal 9,6% all’8,5%, di contro a un aumento della “partecipazione culturale fuori casa”, dal 35,9% al 38,3 per cento.

Qui sotto la diretta video dalla Sala della Regina a Montecitorio:

Intanto, sotto la sede centrale di Istat, contestualmente all’iniziativa in corso a Montecitorio, si sta svolgendo una conferenza stampa e un presidio indetto da FeLSA CISL, Nidil CGIL, UILTemp a tutela di 400 rilevatori statistici con contratti di collaborazione coordinata e continuativa che potrebbero subire “pesanti ripercussioni sia sul piano occupazionale che salariale” in seguito a un cambio di appalto, da Ipsos a CSA, relativo a “due grosse commesse per la gestione delle interviste CAPI” [2].

Per le organizzazioni sindacali “il mancato intervento diretto di Istat e l’atteggiamento di netta chiusura da parte della società aggiudicataria CSA che da mesi ignora gli innumerevoli appelli ad aprire un tavolo di confronto sindacale finalizzato a garantire la continuità lavorativa di tutti i rilevatori statistici impegnati sulle suddette commesse costituiscono un vulnus inaccettabile che non può rimanere nell’ombra”.

Note:

[1] Qui il volume integrale in pdf del Rapprto Annuale ISTAT 2024, oltre a infografiche e mappe interattive (link esterno)

[2] Con l’acronimo CAPI si intende “Computer Assisted Personal Interview”; vedere in proposito: La tecnica di indagine con il sistema CAPI-CATI (pdf Istat; link esterno)

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