In realtà era già nota l’associazione tra bassi livelli di vitamina D e aumento del rischio di demenza. La vitamina in questione – dicono gli studi – può infatti aiutare a smaltire l’accumulo di amiloide nel cervello, uno dei marcatori probabili dell’Alzheimer; lo stesso ruolo può avere nei confronti dei depositi della proteina tau, altro fattore che influisce sullo sviluppo della demenza.
In questo caso i ricercatori delle università di Exeter (UK) e di Calgary (Canada) hanno esplorato la relazione tra somministrazione di vitamina D e riduzione del rischio di demenza in un campione esteso di persone (oltre 12.000) che hanno partecipato all’iniziativa dello US National Alzheimer’s Coordinating Center, tutti liberi da forme di demenza all’inizio dello studio.
Pubblicati in open access sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, i risultati dimostrano, nell’arco di tempo di 10 anni, una riduzione del 40% dell’incidenza di demenza tra gli assuntori di vitamina D, rispetto ai non assuntori, con una situazione migliore statisticamente significativa nella popolazione femminile.
Nel grafico prodotto dai ricercatori è visualizzata la probabilità di vivere liberi da demenza degli assuntori di vitamina D (curva blu) e dei non assuntori (curva verde) lungo un arco temporale di 10 anni.
Ora la ricerca si allarga con il progetto VitaMIN D, in cui i partecipanti, assegnati in modo casuale nel gruppo sperimentale (vitamina D) o nel gruppo di controllo (placebo), verranno valutati con test cognitivi e di memoria negli anni; il tutto nel contesto dello studio online sull’invecchiamento Protect, che coinvolge annualmente persone over 40 monitorate con test e questionari che indagano dettagliatamente diverse variabili, tra le quali gli stili di vita.
Lo studio:
Maryam Ghahremani, Eric E. Smith, Hung-Yu Chen, Byron Creese, Zahra Goodarzi, Zahinoor Ismail, “Vitamin D supplementation and incident dementia: Effects of sex, APOE, and baseline cognitive status, Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis”, Assessment & Disease Monitoring, First published: 01 March 2023 https://doi.org/10.1002/dad2.12404
Foto di Sara Kurfeß su Unsplash
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