MILANO – Ci hanno provato con la pubblicità. Ci hanno provato con l’ufficio stampa. Ci hanno provato col voto postale, che sappiamo quanto è costato ma non lo diciamo per pudore, per raccogliere su 16.000 aventi diritto una cosa come 438 voti “da casa”. Ci hanno provato finanche con un confronto fra candidati a elezioni in corso, a un giorno dalla chiusura dei seggi…
Sì ma per ragioni di “comodità”, così i non milanesi avrebbero ottimizzato lo spostamento, ascoltando la mattina i programmi in albergo e poi recandosi il pomeriggio a votare in sede. Ma, o gli psicologi sono troppo comodi, o c’è qualcosa che sfugge al Consiglio uscente, o gli iscritti all’Ordine lombardo si sono proprio rotti gli zebedei, come direbbe il buon Camilleri.
Fatto sta che, se la matematica non è un’opinione, fatta la somma dei 438 postali raccolti nel mese di dicembre, dei 488 espressi nella giornata di venerdì e dei 668 di oggi, secondo dati ufficiali riportati sul sito dell’Ordine, domani dovrebbe recarsi a votare circa un migliaio di psicologi per raggiungere il quorum di 2.532 voti complessivi, pari a 1/6 degli iscritti. Tirate le somme, dunque, con 1.594 voti (postali inclusi) messi al sicuro a tutt’oggi, per salvare il quorum domani dovrebbero non disertare le urne almeno 938 psicologi in carne e ossa.
Nulla è impossibile, certo, così come a questo punto non è nemmeno impossibile che a prendere la maggioranza siano i candidati indipendenti, con i loro programmi pensati nell’interesse generale della professione (come il programma in 12 tesi di Marco Mozzoni, che sta riscuotendo un apprezzamento sempre più ampio) e non di qualche interesse di parte, visto che le “solite liste” sembrano non essere più gradite agli psicologi lombardi, tanto da non motivarli nemmeno più a uscire di casa per andare a decidere del loro futuro.
Il miracolo va sempre tentato…
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