“Le persone possono entusiasmarsi anche per la discovery science”. Ne è convinto Rick Borchelt, coordinatore dello speciale del Journal of Science Communication (JCOM) dedicato alla comunicazione della ricerca di base, pubblicato ieri in Open Access.
Rispetto alla ricerca applicata, di cui si pregustano subito le potenzialità nella vita quotidiana e per questo motivo risulta più facile da portare all’attenzione di un pubblico ampio, la “discovery science” ha sempre sofferto in termini comunicativi del suo essere – nell’immaginario collettivo – relegata in un iperurano astratto per soli addetti ai lavori.
Il nuovo speciale Jcom vuole sfatare questo mito, esplorando le sfide e le opportunità associate alla comunicazione della ricerca di base, le ragioni per cui è importante farlo, spiegando come anche le intuizioni emergenti da questo campo di indagine possano risultare utili nel contesto comunicativo delle applicazioni pratiche della scienza.
Il numero è diviso in tre parti: in apertura riflessioni metodologiche, poi analisi approfondite di obiettivi e strategie ottimali per comunicare la scienza, infine una serie di esempi pratici da settori quali l’oceanografica, l’astrofisica, la fisica sperimentale: CERN e Bosone di Higgs, tra gli altri, per intenderci.
JCOM è pubblicato in Open Access da SISSA Medialab e indicizzato su Web of Science (WoS), Scopus, Directory of Open Access Journals (DOAJ), Dimensions, Scilit.
Qui lo speciale “Communicating Discovery Science” (Volume 23, Issue 07, 2024):
https://jcom.sissa.it/collections/124
Foto di Greg Rakozy su Unsplash
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